Con la nomina ricevuta dal Miur giovedì scorso, il professore Francesco Priolo è stato ufficialmente investito della carica di rettore dell’Università di Catania. Nel ricevere la nomina, il neo-rettore dell’Ateneo è stato visitato dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che ha voluto congratularsi personalmente con Priolo.
Nell’esprimere i suoi auguri, il ministro Fioramonti ha fatto anche riferimento alla recente inchiesta “Università Bandita”, nominando anche l’ex rettore Giacomo Pignataro. “Posso inoltre annunciare che gli stessi ispettori del Mef, inviati a Catania, stanno procedendo ai controlli, con la totale collaborazione dell’attuale dirigenza universitaria. L’ex rettore Pignataro si è già dimesso dalla COEP (Commissione per la contabilità economico-patrimoniale delle università), come richiesto da molte parti. Questi rimedi postumi ovviamente non bastano, perché delle persone sono rimaste offese nella vita e nella carriera”, ha scritto Fioramonti in un post pubblicato su Facebook, che in poche ore ha fatto il giro dei principali siti d’informazione siciliani, giungendo anche alle orecchie di Pignataro.
Sulla vicenda è intervenuto direttamente il legale dell’ex rettore, invitando il ministro a fare un passo indietro e a correggere le sue affermazioni in quanto non esatte. Come riportato in una nota diffusa dall’avvocata Giovanna Grasso, “il professor Pignataro ha rassegnato le dimissioni 48 ore dopo la notifica del provvedimento da parte dell’autorità giudiziaria catanese, senza sollecitazione alcuna, obbedendo ad una propria sensibilità istituzionale, che lo ha indotto a separare le proprie vicende personali da quelle istituzionali.
Non vi è stata pertanto alcuna richiesta che abbia costretto il mio assistito – continua – ad una tale decisione. Lo stesso presidente della Crui, preavvertito informalmente di tale decisione, aveva ammesso alla libera valutazione del professore Pignataro ogni decisione sulla permanenza in commissione”.
La richiesta a Fioramonti, quindi, è di una rettifica di quanto affermato o, qualora quanto riferito alle parole del ministro non fosse vero, a una chiara smentita.