Una vera e propria tragedia quella che si è consumata ieri mattina nel parcheggio della Cittadella universitaria a Catania: un uomo di 43 anni, assegnista di ricerca al Dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell’Ateneo catanese, ha dimenticato il proprio figlio di due anni in auto. Ritrovato dopo alcune, per il bambino non c’è stato nulla da fare.
La vicenda
Uscito di casa con il figlio, che doveva essere accompagnato all’asilo, l’uomo si però è recato direttamente al lavoro, dimenticandolo sul sedile posteriore dell’auto. Intorno alle 13, una telefonata della moglie – allarmata per non aver trovato il bambino a scuola – l’ha subito riportato alla realtà: è in quel momento che l’uomo si è reso conto della dimenticanza. Precipitatosi nel parcheggio, ha trovato il bambino ancora sul seggiolino dell’auto, ma privo di conoscenza. Disperata la corsa in ospedale che, però, è stata vana.
A soccorrere il piccolo di due anni, al Policlinico di Catania, sono stati medici, primari e infermieri: figlio di una cardiologa e nipote di un chirurgo, il bambino però era già in arresto cardiaco e a nulla sono valsi i tentativi di rianimazione. La morte sarebbe stata causata dal caldo soffocante all’interno dell’auto: la temperatura a Catania ieri si aggirava intorno ai trentacinque gradi. Psicologi e assistenti sociali sono stati immediatamente chiamati per dare un supporto alla famiglia. Nel frattempo, da prassi, è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo.
Cos’è l’amnesia dissociativa
Sebbene siano ancora in corso gli accertamenti, una delle cause che può portare a episodi di questo genere è quella che gli psichiatri chiamano “amnesia dissociativa”. Si tratta, nello specifico, di un vuoto di memoria passeggero che provocano in chi lo subisce la totale cancellazione delle nozioni del tempo e del ricordo. Eventi di questo genere sono solitamente legati a traumi, stress o situazioni di difficoltà o di tensione: per questo motivo, l’amnesia dissociativa può potenzialmente capitare a chiunque.
Il fenomeno non è così frequente, ma negli ultimi anni il numero dei casi sembra aumentato a dismisura, sfociando spesso in episodi come quello di ieri alla Cittadella di Catania. Il susseguirsi di azioni o di gesti automatici, che nel quotidiano compiamo in maniera quasi meccanica o tutti i giorni alla stessa ora, come ad esempio accompagnare il proprio figlio a scuola, può far sì che – in una condizione di forte stress – un evento venga letteralmente dimenticato, creando un buco nella memoria, un blackout. Per evitare che accadano fatti del genere, è infatti consigliabile di imparare a cogliere i segnali (stress, irritabilità) e consultare un medico.
Nel ’98 la stessa tragedia a Catania
Quello di ieri non è il primo episodio che si verifica nella città etnea: ventuno anni fa, con le stesse identiche modalità, un tecnico della Sgs Thompson – una fabbrica di microelettronica nella zona industriale di Catania – si era recato al lavoro, dimenticando il figlio di 20 mesi in macchina. Anche in quel caso, invece di accompagnare il bambino all’asilo nido, l’uomo era andato direttamente in ufficio, lasciandolo nel parcheggio.
La temperatura, quel giorno, si aggirava intorno ai quaranta gradi e l’abitacolo della macchina, rimasta al sole per ore, si era rapidamente trasformato in una trappola mortale per il piccolo rimasto sul seggiolino. In Italia, non è ancora scattato l’obbligo di dotarsi di dispositivi anti abbandono sui seggiolini, nonostante sia entrato in vigore nel 2018. A causa di ritardi tecnici, pare che l’obbligo non si avrà fino alla fine del 2019.