La leggenda di Billonia è fortemente legata alla Villa Bellini, luogo in cui si narra che la donna vendesse i suoi colorati fiori.

La Villa Bellini è un vero punto di riferimento per ogni catanese. Polmone verde della città e luogo d’interesse storico oltre che naturalistico, essa affascina turisti e abitanti per i suoi colori, la varietà delle specie floreali che ospita e per i suoi vialetti sereni. Qui si può andare per allenarsi, leggere un libro immersi nel verde o semplicemente fare una lunga passeggiata. Malgrado nel tempo abbia subito sorti alterne, versando in qualche periodo anche in stato d’abbandono, resta il parco pubblico per eccellenza di Catania e luogo d’incontro. Al giardino Bellini è, inoltre, legata la leggenda dell’eccentrica Billonia, una popolana di umili origini conosciuta come la fioraia della “Villa”.
L’appellativo “billonia” era piuttosto comune nel dialetto siciliano di qualche decennio fa e veniva usato per indicare una donna
Si narra, infatti, che fosse una popolana che portava con grande orgoglio quest’appellativo ed era conosciuta da tutti gli abitanti di Catania del tempo. La ragazza spiccava immediatamente per il suo abbigliamento colorato e per i lustrini dorati che era solita indossare sulla camicetta. Sebbene fosse molto minuta e di origini umilissime, il suo aspetto era tutt’altro che anonimo e anzi poteva vantare un viso grazioso ed elegante.
La vita, però, non era stata affatto generosa con la giovane, che insieme alla madre viveva in condizioni di assoluta povertà. Le due donne trascorrevano quasi tutte le loro giornate appostate sui gradini della chiesa di San Biagio in piazza Stesicoro, mentre la sera si recavano davanti agli ingressi dei teatri, sperando in una ricompensa da parte degli spettatori uscenti.
Billonia, comunque, era conosciuta da tutti non come una mendicante, ma come la fioraia della Villa. Era solita, infatti, andare a raccogliere margherite e fiori colorati al Giardino Bellini per poi rivenderli ai passanti di via Etnea. Con i suoi lustrini e i suoi nastri colorati, che in ogni modo cercavano di celare una straziante povertà, vendeva i suoi boccioli per pochi spiccioli e qualche volta li regalava agli innamorati che incontrava per strada.
Gli stenti, tuttavia, cominciarono col tempo a lasciare tracce e il suo bel visino aggraziato divenne quasi irriconoscibile, al punto che non si era più in grado di distinguere Billonia dalla madre. Ma la sorte beffarda non era ancora paga e la fanciulla dovette presto affrontare anche la morte della madre, restando del tutto sola.
Di lì a breve l’Europa si apprestò ad affrontare il Primo Conflitto Mondiale e anche Catania dovette dire addio a quell’atmosfera dorata di serenità. Oramai nessuno comprava più i fiori di Billonia e una tetra ansia prese il posto dell’allegria e delle giornate spensierate di un tempo. Come trasportata da quel clima di tristezza e solitudine, anche la povera fioraia della Villa cominciò a perdere l’entusiasmo di vivere.
Non si sa con certezza quali furono le sorti di Billonia. Alcune versioni tramandate oralmente narrano che la giovane fu ricoverata in un sanatorio, luogo nel quale morì nel 1920. Altre varianti, invece, parlerebbero di un fratello emigrato in Argentina e diventato un ricco possidente. Quest’ultimo, tornato a Catania per riprendersi la sorella, l’avrebbe poi condotta con sé e si sarebbe preso cura della sfortunata Billonia, la quale finalmente non fu più sola e poté vivere una serena esistenza lontana dalla miseria e dalla fame.
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