Costruita intorno al IV secolo dopo Cristo, secondo alcuni archeologi la Villa edificata tra il 361 e il 363 sarebbe appartenuta a tale Philippianus, della famiglia romana dei Filippiani.

L’identificazione del proprietario è stata possibile grazie allo scavo e al ritrovamento dei pavimenti a mosaico policromo. La gamma di colori utilizzati è molto varia: nero, grigio, rosso, verde, rosa, bianco e le composizioni sono di pregevole fattura arricchiti da iscrizioni latine. Proprio una di queste iscrizioni recita: “Possano le tenute dei Filippiani prosperare! Gioia ai giochi Capitolini! Possiate costruire più cose, dedicare cose migliori. Asclepiades, possa tu invecchiare insieme alla tua famiglia!”.

L’identità è confermata anche dal nome che riportano i bolli incisi su novantanove tra laterizi e tegole della Villa ritrovate durante gli scavi. Nonostante alcune variazioni grafiche, il nome di Philippianus compare costantemente. Dall’analisi delle tavolette con incisioni che raffigurano alcuni cavalli, in concomitanza col ritrovamento di ossa equine, gli studiosi hanno tratto il convincimento che il titolare della Villa di contrada Gerace fosse un proprietario terriero che possedeva un allevamento di cavalli; quest’ultimi, probabilmente, erano destinati ai giochi equestri delle celebrazioni di Roma.

La Villa di Gerace, fin dal 2013, vede la presenza dell’università canadese di Vancouver, con una missione diretta dal professore Roger Wilson. Quest’anno, la delegazione composta da quindici studenti ha effettuato scavi e rilievi in convenzione con la soprintendenza ai Beni culturali di Enna. In particolare sono stati portati alla luce due locali delle Terme con pregevoli testimonianze che arricchiscono le conoscenze sulla Villa; esse ci raccontano la Sicilia centrale all’epoca del Tardo Impero, l’economia del latifondo e un’attività legata all’allevamento dei cavalli.