Le condizioni in cui versa il sistema scolastico italiano sembrano delle peggiori ma, a tal proposito, che incidenza ha la complessa questione dei docenti italiani?
Gli ultimi dati sul sistema scolastico italiano non lasciano presagire nulla di buono: i risultati dei test Invalsi del 2019 sono piuttosto scoraggianti, dato che studenti che hanno ottenuto il diploma non sembrano capaci di interpretare testi di media complessità il lingua italiana. Cosa sta succedendo alla scuola italiana?
Secondo quanto riporta un articolo de Il Corriere della Sera, la confusa modalità di assunzione e selezione dei professori potrebbe essere la causa di un tale sfacelo del sistema scolastico italiano. Negli ultimi anni si sono susseguiti di governo in governo, un grande numero di formazioni e abilitazioni per l’insegnamento che però non hanno saputo risolvere il problema. Dalla SSIS al TFA, dai PAS al FIT: per molti queste saranno solo sigle, ma per gli aspiranti docenti si tratta dei vari “biglietti d’ingresso” all’insegnamento. E così le liste e le graduatorie di futuri docenti e di abilitati si sono sempre più ingrossate, mentre sotto ai loro occhi si verificava il paradosso della carenza di insegnanti nelle scuole: basti pensare che nel 2018 non sono stati assunti neanche la metà dei 57mila docenti che si cercavano, soprattutto dalle medie in su per discipline come matematica, italiano e sostegno.
Una tale situazione ha inoltre causato un problema altrettanto grave: i tanti supplenti in attesa di assunzione. Le stabilizzazioni di massa attuate non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, dato che gli assunti non coprivano le cattedre per i quali si necessitava un docente, come nel caso dei soli 9 docenti di matematica alla scuola media assunti, e da questo è scaturita una seconda ondata di supplenti.
Ma questa non è l’unica motivazione per la quale la scuola italiana è in perdita. Oltre all’assenza di docenti, da anni i concorsi banditi sono stati per lo più un susseguirsi di sanatorie, compreso il prossimo concorso docenti per la scuola secondaria che prevede la metà dei posti per chi ha tre anni di insegnamento, togliendo così diverse possibilità ai neolaureati. Anche la scelta dei docenti è quindi un problema: mentre in altri paesi d’Europa si punta sulla preparazione, proponendo una formazione continua e attiva, con applicazione pratica nelle classi di studenti, in Italia si da priorità agli anni di insegnamento e al servizio prestato, non valutando effettivamente le capacità degli aspitanti insegnanti.
Il problema dei docenti in Italia è quindi molto grave ed è importante risolverlo. Una soluzione spesso proposta è quella di una laurea magistrale di preparazione all’insegnamento per gli interessati a intraprendere questo percorso: tuttavia essa non è stata mai realmente attuata ed è quindi rimasta una possibilità di cui non si conosce ancora l’impatto.
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