Il professore Maurizio Caserta non si candiderĂ a Rettore dell’UniversitĂ di Catania. Lo ha annunciato attraverso una lettera aperta pubblicata su LiveSicilia, in cui spiega le motivazioni della sua scelta ai colleghi e agli studenti. Di seguito il testo della lettera:
“Desidero ringraziare quanti, in queste settimane, mi hanno spinto ad accettare di candidarmi alla carica di Rettore dell’UniversitĂ di Catania. Oltre all’affetto di tanti amici e colleghi, mi piace pensare che, in qualche misura, abbiano contato i miei numerosi appelli a prenderci cura delle istituzioni della cittĂ . Ho provato per prima cosa a sollevare un dibattito pubblico perchĂ© non venisse avallata la tesi, francamente immeritata, di una comunitĂ che si arrocca in segrete stanze a curare interessi particolari. Sebbene in qualche modo esso sia stato avviato, ciĂ² non è avvenuto nella misura che ritenevo necessaria per fugare anche solo il sospetto di interessi partigiani. In coerenza con questo, auspicavo anche che, date le condizioni eccezionali in cui i comizi elettorali hanno dovuto essere convocati, la comunitĂ accademica potesse disporre del tempo necessario affinchĂ© quel dialogo, costruttivo ed unificante, potesse effettivamente aver luogo. Anche questa richiesta ha avuto numerosi echi ma, evidentemente, non la necessaria coralitĂ . Ora, la funzione di un dibattito, specie se pubblico, è quella di superare le contrapposizioni, di smussare le asperitĂ , e non certo quello di fornire nuovi pretesti di divisione.
All’approssimarsi del termine per la presentazione delle candidature ho dunque deciso di non avanzare la mia, proprio per non costituire ulteriore motivo di contrapposizione, in un momento in cui tutt’altro è ciĂ² di cui il nostro Ateneo abbisogna. Ulteriormente divisiva apparirebbe la mia candidatura dopo le affermazioni secondo cui il rigetto delle istanze di revoca delle misure interdittive inflitte ad alcuni colleghi sarebbe dipeso dalle dichiarazioni da me rese all’autoritĂ giudiziaria. Così, benchĂ© io non avessi alcuna accusa da formulare, ma abbia piuttosto confermato quanto da me altrove e in precedenza sostenuto, come peraltro giĂ noto alla magistratura, sul mio nome potrebbero accendersi tensioni dalle quali è bene difendere l’Ateneo. Non si tratta certo di un disimpegno, ma della necessitĂ di far seguire alle parole i fatti: restano tutte intatte le ragioni che mi hanno indotto ad intervenire, ma proprio per farle valere ho l’obbligo di sgombrare il campo da ogni possibile conflittualitĂ che derivi dalla mia persona. Confido che altri, in altro modo, possano contribuire a quelle ragioni e nuovamente assicuro loro, fin d’ora, la mia lealtĂ nel perseguire l’unico bene che possa legittimamente accendere la nostra passione: il prestigio di un luogo di pensiero vecchio quasi di sei secoli“.












