Categorie: Scuola

Scuola: con l’autonomia differenziata stipendi più alti ma solo a docenti del nord

Le regioni a richiedere maggiore autonomia in diversi settori, tra cui quello dell’istruzione, sono la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna.

Una delle novità più consistenti in merito alla richiesta di regionalizzazione della scuola pubblica potrebbe essere un non indifferente aumento nella busta paga dei docenti. L’aumento di stipendio, calcolato intorno ai 200 euro, sarebbe la prima conseguenza dell’autonomia differenziata, richiesta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Stando all’indagine condotta da La Repubblica, tuttavia, le buste paga più sostanziose potrebbero riguardare esclusivamente il Nord.

Si avvicina ormai la tanto attesa discussione parlamentare in merito alla richiesta delle tre Regioni di ottenere maggiori poteri in diversi campi d’azione, tra cui, chiaramente, anche quella dell’istruzione pubblica. I dati raccolti, quindi, fotograferebbero la situazione in cui si troverebbero scuole e docenti, se la richiesta fosse accolta.

Partendo proprio dagli stipendi, essi potrebbero essere interessati da un aumento di circa il 10% che porterebbe nelle tasche degli insegnanti tra i 150 e i 200 euro in più al mese. L’incremento è calcolato, però, sulla base di quanto avviene già nelle province autonome di Bolzano e di Trento. Le più ricche in tutto il Paese. Qui, comunque, gli insegnanti si impegnano a garantire 220 ore annue in più rispetto agli standard nazionali.

Un ulteriore dato da non sottovalutare è, inoltre, la difficoltà a reclutare i docenti in queste regioni e questo potrebbe condurre alla creazione di quattro binari per ogni regione, sui quali si baseranno i concorsi, le assunzioni e le immissioni dei precari ancora senza cattedra. L’autonomia differenziata prevederà, infatti, il trasferimento della gestione del personale scolastico dal livello nazionale a quello regionale.

I quattro binari regionali andranno ad affiancare quelli già preesistenti a livello statale, il quale, tuttavia, ormai da trent’anni non funziona a dovere. Il rischio potrebbe essere, quindi, quello di favorire un collasso del sistema. La mobilità nazionale resterebbe comunque valida e, non a caso, il ministro Bussetti sta insistendo nel trovare una maniera che vincoli i neoassunti a coprire la cattedra assegnata per almeno cinque anni.

Il timore è, quindi, che si crei ancora di più un divario tra le scuole del Nord, le quali possono godere di maggiori fondi, e quelle del Sud. “Per ottenere fondi – si legge su La Repubblica – non si potrà che attingere alle risorse generali, togliendo disponibilità e servizi alle altre diciotto regioni, a partire dalle scuole del Sud“.

Redazione

Articoli scritti dalla Redazione.

Pubblicato da
Redazione

Articoli recenti

Catania, seconda in Sicilia per consumo di suolo pubblico: i dati di Arpa Sicilia

Finalmente online l’annuale report di monitoraggio, diretto da Arpa Sicilia, sul consumo di suolo pubblico…

20 Dicembre 2024

Catania, telecamere anti-discariche: il VI Municipio intensifica i controlli

Si è conclusa ieri l’installazione di nove nuovi dispositivi di videosorveglianza nel VI Municipio di…

20 Dicembre 2024

Manovra 2024: fondi per l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole

La manovra economica approvata dalla commissione della Camera porta con sé numerosi cambiamenti che vanno…

20 Dicembre 2024

Ricorso al Tar sul Ponte sullo Stretto: “Un progetto che minaccia l’ambiente”

Legambiente, Lipu e Wwf Italia hanno presentato ricorso al Tar Lazio contro il parere favorevole…

20 Dicembre 2024

Natale 2024: le spese degli italiani in crescita tra tradizione e qualità

Anche quest’anno, il Natale 2024 si preannuncia come un periodo di spese in aumento, con…

20 Dicembre 2024

Meteo Sicilia, le previsioni per il weekend: piogge e venti intensi

Meteo Sicilia: Il fine settimana in Sicilia si prospetta caratterizzato da un’alternanza di condizioni atmosferiche,…

20 Dicembre 2024