Terza Pagina

Ponte dei Saraceni: un gioiello tra le forre laviche del Simeto

Nel cuore della Valle del Simeto, esiste un tesoro nascosto di cui non tutti conoscono la storia: il Ponte dei Saraceni circondato dallo spettacolo delle forre laviche e dalla maestosità dell'Etna.

Nel 2015, La Repubblica l’ha indicato come uno dei trenta ponti più belli d’Italia, ma in quanti conoscono la sua esistenza? Siamo in Sicilia e parliamo del Ponte dei Saraceni, una struttura millenaria ubicata al centro della Valle del Simeto che, in provincia di Catania, collega attualmente i territori di Adrano a quelli di Centuripe. Dimenticato, distrutto e poi ricostruito nel corso dei secoli, la storia di questo ponte non è tra le più fortunate e, ancora oggi, sono diverse le vicissitudini che lo vedono protagonista.

L’origine non è mai stata confermata, ma diversi elementi sembrano rimandare invece all’epoca romana. La realizzazione vera e propria, tuttavia, risale sicuramente all’epoca medievale normanna, intorno al XII secolo, e alcuni studi hanno ipotizzato che lo scheletro del ponte possa essere stato costruito, a sua volta, su strutture saracene preesistenti. Cerniera fra i principali paesi del territorio catanese e dell’entroterra ennese, quel che è certo è che, al momento della sua nascita, si trattava di un punto strategico all’interno della Valle del Simeto, all’epoca una delle aree più vivaci dell’Isola.

Distrutto e danneggiato diverse volte nel corso del tempo, soprattutto per cause naturali tra cui un’alluvione abbattutasi sul territorio nel 1948, oggi del ponte originario rimane solamente un’arcata principale: quella maggiore e ad arco acuto. Le altre minori, una a sesto acuto e l’altra a tutto sesto, forse di origine romana, furono ricostruite in un secondo momento ma non conservano l’aspetto originario. Oltre ad offrire una prospettiva meno conosciuta dell’Etna, che gli appassionati possono ammirare e fotografare da diverse angolazioni, è proprio nell’area in cui sorge il ponte che è possibile osservare i fondali del fiume Simeto e osservare da vicino le cosiddette “Forre del Simeto”.

Le Forre, che coinvolgono i comuni di Adrano, Centuripe, Bronte e Randazzo, sono delle vere e proprie gole di altezza compresa tra  5 e i 15 metri scavate, nel tempo, dall’acqua del fiume nelle antiche rocce basaltiche nate a seguito delle colate laviche provenienti dall’Etna. Un’attrazione unica, che vede interesse geologico e paesaggistico fondersi insieme e che lascia sempre a bocca aperta turisti stranieri, poco avvezzi a questo tipo di paesaggio, e visitatori di ogni sorta. Ad impreziosire tutta la zona, ci pensa infine una vegetazione ricchissima e i diversi tipi di colture tipiche dell’area: il pistacchio, il ficodindia, agrumi e mandorle, che si stagliano tra la pietra lavica e l’acqua del Simeto.

Advertisements

Sfrutta i vantaggi di TEMU destinati agli studenti universitari per ottenere un pacchetto buono di 💰100€. Clicca sul link o cerca ⭐️ apd39549 sull'App Temu!

Per la Sicilia si tratta, senza dubbio, di un luogo d’importanza storica rilevante e con un potenziale turistico di non poco conto: basta dare un’occhiata alle recensioni entusiaste dei turisti stranieri su TripAdvisor per avere un’idea. Tuttavia le condizioni dell’area e del percorso per raggiungerlo non sembrano versare in ottime condizioni. Risale all’estate scorsa la segnalazione di LiveUnict sullo stato di degrado in cui versa la strada provinciale che conduce al ponte: manto stradale dissestato e rifiuti, nell’agosto del 2018, regnavano indisturbati sotto gli occhi di chiunque volesse avventurarsi nella zona.

Ad oggi, nonostante alcuni interventi di bonifica, la situazione non sembra essere cambiata. Risale proprio a poco tempo fa un esposto presentato da un consigliere del Comune di Adrano alla Procura della repubblica di Catania e un sit-in di protesta per denunciare all’amministrazione lo stato in cui versa tutta la zona. La bellezza paesaggistica e il valore storico di quest’area, poco conosciuta e valorizzata in ambito turistico, sono una chiara evidenza per tutti, ma non meriterebbero forse un tipo di promozione diverso?

A proposito dell'autore

Antonietta Bivona

Giornalista pubblicista e direttrice responsabile della testata giornalistica LiveUnict. Dopo un dottorato conseguito presso l'Università degli Studi di Catania, è ricercatrice in lingua e letteratura francese. Insegna nei corsi di laurea triennale e magistrale del Dipartimento di Studi classici, linguistici e della formazione dell'Università degli Studi di Enna.

📧 a.bivona@liveunict.com