A un anno di distanza dall’acquisto del robot chirurgico “Leonardo da Vinci, il “Coordinamento Unico di ricercatori, docenti e PTA dell’Ateneo di Catania” (CudA) denuncia i costi relativi agli strumenti tecnologici acquistati e le vicende giudiziarie del Policlinico universitario.
Riceviamo e pubblichiamo quanto comunicato dal CudA:
“Nei mesi scorsi, in vari documenti, richiamando la necessità di un cambio di rotta e di una ripartenza necessaria, trasparente e non più rinviabile del nostro Ateneo, anche a seguito della crisi agostana tra Direttore Generale e Rettore (poi ricomposta), abbiamo rivolto più volte l’attenzione su “forme di spesa ingiustificate, occasionali e non di sistema”, deleterie sempre – sia chiaro – ma ancor più stridenti nel momento in cui “si deve operare in modo mirato nel quadro prioritario del complesso processo di accreditamento ministeriale.”
Ci riferivamo in particolare al robot chirurgico “Leonardo da Vinci” acquistato dal nostro Ateneo in favore dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Policlinico – Vittorio Emanuele” con rapida procedura e costato ad oggi – tra spesa iniziale e onerose spese di assistenza e aggiornamento tecnico – ben oltre 4 milioni di euro. Una posta davvero impegnativa per un Ateneo che ha – a nostro parere – altre e più stringenti priorità, anche rispetto a un dispositivo di cui iniziano a giovarsi pazienti con varie patologie ma che ha “lavorato” poco nei primi mesi.
Quanti servizi anche sanitari si sarebbero potuti offrire con quella cifra? Quanti servizi generali ai nostri studenti? Quante borse di studio? Quante assunzioni in settori strategici?
Oggi il nostro Ateneo sale alla ribalta per un’inchiesta della Guardia di Finanza complessa e articolata, ricca di dolorosissimi riferimenti a cose, persone e intrecci affaristici che, ove i fatti venissero confermati, paiono squallidi ancor prima che deplorevoli; un’inchiesta che parte dal maxi-appalto bandito a luglio dall’Ospedale Policlinico Vittorio Emanuele per un valore di 55 milioni di euro con l’obiettivo di fornire, per tre anni, diversi nosocomi della Sicilia orientale di dispositivi medici di urologia. Tale inchiesta coinvolge direttamente il delegato del Rettore all’Innovazione tecnologica e robotica in sanità universitaria, Prof. Giuseppe Maria Morgia, ordinario di Urologia del Dipartimento di Chirurgia generale e Specialità medico-chirurgiche. Vale sempre la presunzione di innocenza, principio di base di ogni comunità civile. Eppure non possiamo non rilevare che tra gli addebiti e i fatti oggetto dell’inchiesta, appare anche una presunta concussione ai danni dell’azienda del robot sopra citato, in un giro di scambi, favori e intermediazioni che mostrano i rischi di capitolati d’appalto milionari e difficilmente gestibili, oltre a gettare fango sul nostro Ateneo, e su chi, con ben più misere poste e senza viaggi di lusso, ma con ben più orgoglio di altri, lavora per la sua difesa e il suo rilancio, giorno dopo giorno.
Le autorità competenti accerteranno eventuali responsabilità, l’inchiesta pare ancora in fieri. Ci pare però che vi sia abbastanza perché il Rettore Basile cancelli la delega, francamente superflua, già affidata al professore Morgia e monitori in modo costante e attento i meccanismi di spesa in essere e in previsione nell’ambito sanitario.
La vicenda ci pare grave, sul piano etico ancor prima che penale, e interroga in modo non rinviabile il mondo, complesso, della Sanità catanese e dunque anche il nostro Ateneo”.