L’abolizione del numero chiuso per l’ingresso alla facoltà di Medicina sembrerebbe più un’utopia che una possibilità futura: la notizia divide e fa discutere. Molte personalità hanno espresso la loro opinione in merito e, tra tutti, anche Giovanni Leoni, vicepresidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.
“Il nostro slogan, il nostro principio-guida è di garantire a tutti coloro che si iscrivono alla facoltà di Medicina di poter completare il corso di studi, avendo un numero di posti di specializzazione omogeneo al numero dei laureati– spiega Leoni-. È stato aumentato di recente il numero di borse per il triennio formativo di medicina generale da 800 a 2000, ma siamo ancora in deficit a causa del ricambio generazionale.
L’abolizione tout court del numero programmato senza un congruo aumento delle borse di specializzazione sarebbe un boomerang: migliaia di laureati sarebbero costretti in un limbo. E chi rimane fuori, nell’ordine di 2-3mila medici all’anno, cercherà di specializzarsi e trovare lavoro all’estero. E una volta che si sono stabiliti lì, non tornano più. Perdiamo così un medico formato che ci è costato 150mila euro per il suo percorso formativo e che poi va a lavorare all’estero”.
Il vicepresidente, dunque, sottolinea il divario tra laureati ed effettivi posti di lavoro che una misura come l’abolizione del numero chiuso potrebbe comportare: non si tratterebbe, tuttavia, dell’unico punto negativo.
“Abolendo il numero chiuso, si avrebbe la necessità di un ampliamento a dismisura delle aule e del numero di docenti – continua Giovanni Leoni – per accogliere improvvisamente migliaia di studenti. Servirebbero corsi, cliniche, sale operatorie, tutto quello che è necessario per formare un medico. Inutile illudere tutte queste persone”.
La Federazione, pur manifestando il suo chiaro dissenso di fronte al numero chiuso, non punta a mantenere immutata la situazione ma desidera apportare dei cambiamenti al test d’ingresso.
“La Fnomceo – conclude Leoni – è contraria al test di ammissione che si basa su domande di cultura generale che poco hanno a che fare con la pratica del futuro medico. Propone inoltre dei percorsi formativi a livello di ultimi anni del liceo, con l’inserimento di materie biomediche grazie alle quali selezionare all’origine i futuri medici”.