C’è ancora apprensione e preoccupazione tra gli abitanti catanesi, a seguito della forte scossa registrata stanotte che ha causato alcuni danni e qualche ferito nelle aree comprese tra Viagrande, Santa Venerina, Zafferana Etnea e alcuni comuni dell’acese, come Aci Sant’Antonio, Aci Bonaccorsi, Acicatena ed Acireale. La vicenda è stata commentata da Eugenio Privitera, direttore della sezione INGV di Catania.
“Non si può escludere l’apertura di bocche a quote minori rispetto alle attuali – afferma Privitera – come nella zona di Piano del Vescovo, a sud della Valle del Bove. La sismicità non ci lascia tranquilli; la situazione ricorda quella dell’ottobre 1984, è sempre la faglia di Fiandaca che quando si muove fa danno”.
L’esperto ha poi precisato: “Stiamo potenziando i sistemi di rilevamento sismici e Gps della deformazione del suolo in quella zona. Vediamo come evolverà”.
Nelle ultime ore si è fatta avanti anche l’ipotesi di una ripresa dell’attività eruttiva dello Stromboli, che qualcuno ha associato al “risveglio” dell’Etna: “Non ci sono relazioni tra l’Etna e lo Stromboli perché appartengono a due contesti geodinamici diversi e hanno sistemi di alimentazioni separate – ribadisce ancora Privitera – siccome sono entrambi vulcani molto attivi, è alta la probabilità di una fase eruttiva nello stesso tempo ma essa è puramente casuale”. Infine, ulteriore precisazione a proposito del vulcano eoliano:” In questo momento non è in eruzione, ma è soltanto cambiato il livello di allerta”.
Nel frattempo, proseguono le verifiche di tecnici e Protezione Civile nei centri maggiormente colpiti dalla forte scossa di stanotte, soprattutto per accertare l’entità dei danni agli edifici colpiti e mettere al sicuro persone e cose. Al momento, sarebbero 28 le persone che si sono presentate, autonomamente o mediante ambulanze, presso i vari pronto soccorso dei locali ospedali. In corso anche le ispezioni aeree mediante elicotteri, mentre la Prefettura ha disposto l’apertura di scuole e palestre come centri di raccolta.