Arancino o arancina? Se qualcuno avesse ancora dubbi, qualcuno ha pensato di creare un'apposita voce sul dizionario, arancin*, in attesa di risolvere l'eterno dibattito.
La diatriba linguistico-gastronomica sul “sesso” dell’arancin* non è ancora terminata, diventando ormai da mesi argomento dei tradizionali sfottò tutti siciliani, tipici dell’asse Catania-Palermo. Qualche settimana fa – dopo aver stabilito una volta per tutte che si chiamasse “arancino” – il discorso si è riaperto, allorquando la nota Focacceria San Francesco, che ha recentemente aperto un proprio punto presso l’aeroporto di Catania, ha deciso di vendere sia l’arancino che l’arancina, assecondando così i sostenitori e clienti dell’area palermitana.
In un’intervista recentemente rilasciata al quotidiano La Sicilia, invece, Mario di Mauro, esponente di TerraeLiberazione, è tornato sulla questione propendendo per la creazione di un’apposita voce sull’enciclopedia Treccani, al fine di chiarire ulteriori dubbi. L’idea è stata presa in considerazione dai vertici dell’enciclopedia, al fine di condurre ulteriori ricerche ed arrivare ad una conclusione definita. Di Mauro, intanto, sceglie di declinarlo al maschile, italianizzando cioè l’originale termine siciliano “arancinu”, la cui terminazione farebbe pensare ad un genere maschile o neutro, non proprio al femminile.
Di Mauro ha provato a chiarire la situazione, sottolineando che il termine affonda le proprie radici nell’arabo “naranj”, che mantiene un legame logico-semantico con la corrispondente (e derivata) parola italiana “arancia”. Il termine, probabilmente utilizzato per indicare l’albero d’arance, è stato poi tradizionalmente declinato, in lingua siciliana, al maschile, almeno per indicarne il frutto, da cui “aranciu”, così come altri frutti, sempre al maschile nella lingua siciliana: ciò spiegherebbe come anche il derivato “arancinu” manterrebbe la terminazione in -u, ricordando che le vocali tipiche sia dell’arabo che del siciliano sono a, i, u.
In attesa che si pronunci una delle massime e più apprezzate enciclopedie italiane, con annesso dizionario della lingua italiana, Di Mauro preferisce adottare il siciliano “arancinu”, non ammettendo nelle proprie ipotesi il femminile “arancina”: tuttavia, se proprio non si vuole abbandonare la voce terminante in -a, la si può correttamente utilizzare come plurale, in attesa che anche l’Accademia della Crusca ribadisca il proprio responso.
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