Niente arancine allo store di un noto locale di street food palermitano aperto da pochi giorni all’aeroporto di Fontanarossa di Catania. Per non urtare la sensibilità dei catanesi. Allo stesso tempo come spiegava lo stesso brand, per non tradire le proprie origini palermitane, non poteva nemmeno utilizzare il termine “arancini”. Né arancini né arancine quindi sembrava dovessero venire serviti al nuovo store aperto al terminal C di Fontanarossa.
Tuttavia, riportando la querelle linguistica arancino-arancina, il brand non ha fatto altro che un’astuta campagna di marketing, ottenendo il favore dei catanesi e non inimicandosi allo steso tempo i palermitani.
Questa, infatti, sembrava la conclusione:“E dunque niente vendita degli arancini o delle arancine. Meglio stare buoni e non provocare polemiche”.
Tuttavia, in una nota diffusa dall’azienda, che è ormai parte del gruppo Feltrinelli e che ha due negozi a Palermo, due a Roma, tre a Milano, uno a Bergamo e uno a Brescia, sembra emergere tutt’altro.
Anziché non accontentare nessuno, sembra che l’azienda accontenterà sia catanesi che palermitani, infatti l’azienda precisa che “già oggi si offre alla clientela entrambe le varianti del prodotto: “Arancino Catanese” e “Arancina Palermitana”, al medesimo prezzo al pubblico (2,50 euro). Il menù è presente a Catania con tutte le sue specialità della tradizione”