L’inquinamento ambientale è una brutta pagina della storia dell’uomo e sembra che ancora oggi non tutti se ne siano accorti. Nonostante i primi danni si siano già manifestati da tempo, la società umana ha da poco iniziato a pensare a qualche rimedio. Ma il tempo a disposizione per salvare il pianeta da una condizione tragica è sempre minore.
Secondo quanto dichiarato da Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, entro soli 20 anni il pianeta sarà talmente inquinato da rendere difficile, se non impossibile, la vita dell’uomo. “Già oggi le morti in Europa legate ai cambiamenti climatici sono migliaia l’anno, ma saranno milioni nel prossimo futuro se non si agisce subito” dichiara Ricciardi. Attuando le giuste misure sarebbe possibile salvare il pianeta nell’arco di due generazioni, altrimenti “fra 20 anni potrebbe già essere troppo tardi”.
L’Italia non è di certo esclusa da questi rischi “in Italia ben il 12% dei ricoveri pediatrici in ospedale sono connessi all’inquinamento” prosegue Ricciardi. Il cambiamento climatico è una questione seria e i rischi sono alti: se già nel 2003 sono morte 70mila persone per le ondate di calore, il pericolo è che si possa passare da brevi periodi di temperature fortemente elevate “fino a oltre 200 giorni l’anno in alcune parti del mondo”.
I rischi sono diversi: l’aumento delle temperature colpisce l’apparato cardiocircolatorio; favorisce il ritorno delle zanzare, le quali potrebbero essere portatrici di malattie presenti precedentemente solo nelle zone tropicali; piogge intense e allagamenti; diminuzione delle provviste; aumento delle patologie psicologiche – già in aumento del 2% – come depressione, ansia, insonnia e paure varie; o ancora riduzione della biodiversità vegetale e animale.
Gli avvertimenti sono evidenti: 9 milioni le morti annuali causate dall’inquinamento ambientale, cifra destinata ad aumentare e raddoppiare entro il 2050. Philip Landrigan, esperto del Boston College ha affermato che a farne le spese sono soprattutto i paesi più poveri e in particolar modo i bambini. Se si pensa che si tratta solo delle morti le cui cause accertate sono relative all’inquinamento ambientale e che c’è un’area non ancora approfondita, si può facilmente dedurre che il numero di morti dovuti all’inquinamento sia maggiore. La ricerca ha ancora molto da fare: secondo quanto dichiara l’esperto, sono 89mila le sostanze chimiche alle quali siamo esposti e solo sulla metà sarebbero disponibili esami sulla tossicità per la salute.
“Inquinamento e cambiamenti climatici sono strettamente connessi, se si riesce a limitare il primo diminuiscono anche i secondi” precisa Landrigan. In merito ai costi dell’inquinamento, nei Paesi a basso reddito ammontano al 2% del Pil e al 7% della spesa sanitaria. Invece agire contro l’inquinamento potrebbe portare guadagni: per esempio negli Stati Uniti ogni dollaro investito per la lotta all’inquinamento ambientale ne ha fruttati 30.
“Quella del clima è già oggi una questione di vita o morte” secondo Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. La sensibilizzazione è fondamentale e nella giornata di ieri hanno avuto il via due importanti eventi: una riunione a Roma tra i massimi esperti internazionali in materia di salute e cambiamenti climatici con l’obiettivo di “fornire ai politici e istituzioni dati certi e scientifici relativi all’impatto sulla salute, perché prendano delle decisioni rapide, dopo che anche all’ultimo G20 non si è arrivati ad un documento finale netto” e la Cop24 – Conferenza internazionale sul clima – in Polonia, evento sul quale Ricciardi ripone grandi speranze. Così come il mondo intero.