Presentata stamattina, in anteprima, la mostra che porta in città opere di alcuni tra i principali pittori "en plen air". Fino alla prossima primavera possibilità di ammirare quasi 200 esemplari tra stampe, schizzi, dipinti e sculture.
A poche settimane dalla conclusione della fortunata e apprezzata mostra dedicata a Toulouse Lautrec, il centro storico di Catania torna ad essere esemplare salotto d’arte nell’ormai collaudata sede del Palazzo Platamone, noto ai più come “Palazzo della Cultura”. Da domani, sabato 20 ottobre e fino alla prossima primavera, infatti, turisti e cittadini potranno ammirare le quasi duecento opere della nuova mostra “Percorsi e segreti dell’impressionismo”, che vede arrivare per la prima volta nella città etnea alcuni lavori di grandi nomi del famoso movimento artistico che rivoluzionò le tradizionali tecniche pittoriche, in un excursus cronologico che si chiuderà con un’opera di Pablo Picasso.
Tanti i nomi degli artisti presenti all’interno dell’ampio catalogo di opere allestite: dagli ormai maestri del genere come Manet, Monet, Renoir, Degas, Gauguin, passando anche per Vincent van Gogh – che pure ebbe modo di seguire i percorsi dei pittori impressionisti – a nomi meno noti, sebbene si tratti di autentici rivoluzionari come l’italiano De Nittis. La mostra ha già attirato le sue attenzioni preliminari per essere stata indicata come la più completa tra quelle mai allestite in Italia su questa corrente artistica.
Il percorso – dalla durata di 75 minuti circa – guida infatti il visitatore in quel lungo processo di sperimentazione, quasi un autentico laboratorio, che a lungo caratterizzò la pittura impressionista, spaziando tra le diverse forme artistiche e presentando anche opere meno note ma che, quasi in totalità, abbracciano tutti gli artisti che parteciparono alle mostre impressioniste; tra le caratteristiche, centrale il ruolo rivoluzionario che giocò la fotografia in quegli anni, mentre tra le opere è possibile ammirare anche quelle di pittrici che si associarono al movimento, sottolineando la loro attiva partecipazione nonostante una notevole maggioranza di artisti di sesso maschile.
Sui social, nei giorni scorsi, in numerosi tra giovani e studenti hanno accolto favorevolmente la notizia: “Penso che non ci sia studente che non possa essere attratto in generale dall’arte e dalla cultura” – dichiara ai microfoni di LiveUnict l’assessore comunale Barbara Mirabella – soprattutto in un luogo aperto e facilmente raggiungibile come il Palazzo della Cultura, condizione che non può che attirare tutti coloro che hanno piacere ad approfondire l’arte pur non essendone esperti”. Nelle parole dell’Assessore si sottolinea anche l’aspetto didattico della mostra proprio grazie alla presenza anche di opere meno note, in modo da mostrare come nacque l’impressionismo e chi ne faceva parte, potendo comprendere le differenze all’interno di esso.
“Questa mostra vuole sottolineare il rapporto difficile che gli artisti vivevano con la neo-nata fotografia, la quale proprio in quel periodo andò lentamente a rubare la scena all’arte imponendosi come nuova moda” – afferma invece la dott. Sanfo, facente parte del personale organizzativo della mostra, che aggiunge: “L’attenzione alla quotidianità in presa diretta era caratteristica centrale per gli impressionisti, per i quali anche La pittura en plein air fu uno dei caratteri distintivi che li avvicina alla fotografia dei giorni nostri proprio per l’immediatezza della realizzazione“.
Nella giornata preliminare all’apertura dell’esposizione, prezioso il contributo di Gilles Chazal – tra i massimi esperti sull’Impressionismo a carattere mondiale e già volto noto in numerosi musei francesi – e della critica d’arte Fiorella Minervino, che ha all’attivo diverse collaborazioni con testate giornalistiche nazionali ed alcuni anni di docenza universitaria anche all’estero: “L’aspetto laboratoristico della mostra può stimolare i giovani ad avvicinarsi all’arte, sia per la presenza di diverse tipologie artistiche che per la diversità dei soggetti, dai paesaggi alla gente comune nella vita quotidiana“, commenta in esclusiva ai nostri microfoni l’ex direttore del Petit Palais di Parigi. In merito al ruolo educativo di una mostra ai nostri tempi, così imperniati di tecnologia, Chazal ha ribadito l’importanza dell’aspetto visivo e significativo delle opere presenti nell’esposizione, tra cui quelle di denuncia sociale di cui gli artisti si servivano nel proprio tempo per esprimere preoccupazione.
Anche la Minervino ha voluto ribadire alla nostra testata l’indirizzo potenzialmente (ma non solo) giovanile dell’esposizione, che per tutti gli studenti – universitari e non – avrà un prezzo ridotto al fine di favorirne la visita: “Alla domanda cos’è il Genio, la risposta è quasi sempre la possibilità di andare oltre il confine, in questo caso ciò che gli impressionisti e le donne di quel tempo misero in atto. Quindi è naturale che questa mostra può fungere da stimolo per tutti i ragazzi di oggi”.
Articolo a cura di Luciano Simbolo e Martina Bianchi. Foto a cura di Martina Bianchi.
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