La vita dell’universitario, si sa, è già di per sé piena di ostacoli, difficoltà, prove da superare, impegno e fatica continui. Alzarsi presto la mattina, fare attenzione a non perdere i mezzi pubblici, correre da una lezione a un’altra, spostarsi continuamente di aula in aula può essere stressante per ogni studente, ma in special modo per i ragazzi con disabilità motorie che si trovano a dover affrontare gli ulteriori ostacoli derivanti dalle proprie condizioni fisiche. Ma qual è la situazione dell’Università di Catania in materia di barriere architettoniche? Abbiamo voluto analizzare la questione da due differenti punti di vista: il primo è quello di una studentessa dei Benedettini affetta da disabilità, mentre la seconda è quella di Salvatore Massimo Oliveri, presidente del Cinap, il Centro per l’Integrazione Attiva e Partecipata.
Jessica, affetta da una tetraparesi sin dalla nascita, dal 2008 frequenta il corso di Scienze e lingue per la comunicazione al Monastero dei Benedettini. “Pur non essendo una frequentatrice abituale della facoltà – sostiene – ho spesso avuto difficoltà nell’accedere ad alcune delle aule per via delle scale interne presenti e per la mancanza di pedane”.
Secondo Oliveri, tuttavia, intervenire sull’edificio dell’ex monastero dei Benedettini non sarebbe affatto semplice, considerato che si tratta comunque di un monumento storico e che esso, essendo sotto la tutela della sovraintendenza, necessiterebbe di un intervento concordato con quest’ultima. “Nonostante ciò, ai Benedettini – tiene a specificare il presidente del Cinap – sono presenti due ascensori che consentono l’accesso ai disabili motori, poi vi sono le rampe realizzate per l’accesso a tutte le aule, ad eccezione di quelle che si affacciano sul cortile esterno. Lì non è possibile perché le pendenze non lo consentono. In questi casi interveniamo e se c’è la presenza di uno studente con disabilità motoria, chiediamo che la lezione sia spostata in un’aula accessibile. Lo studente con disabilità può, inoltre, entrare con la macchina, in modo tale da essere accompagnato fino all’ascensore e in casi particolari si può garantire l’accesso dalla parte posteriore”.
Per quanto riguarda gli altri edifici sedi dell’Ateneo, secondo le parole del presidente Oliveri, gli interventi in atto già negli ultimi anni dovrebbero risolvere quasi totalmente il problema delle barriere architettoniche. Ne sono un esempio gli interventi effettuati al Cus, dove è stato istallato un montascale per salire al primo livello, o, ancora, gli stalli per il parcheggio creati all’ingresso del Palazzo delle Scienze. Laddove, tuttavia, le barriere architettoniche e numerosi ostacoli di altro tipo si presentino quotidianamente nella vita di uno studente con disabilità motoria, il Cinap interviene fornendo supporto e assistenza a quanti lo richiedano.
La stessa Jessica, non a caso, sostiene di conoscere questo ente e di servirsi spesso del supporto degli operatori per i suoi spostamenti. Ma in che modo agisce concretamente il Cinap? “Noi del Cinap – continua Oliveri – vogliamo fare sapere a tutti gli studenti delle scuole superiori che, completati i loro studi, avranno a disposizione una struttura, un centro d’Ateneo che è per l’appunto il Cinap, che li seguirà nel corso dei loro studi sin dal test d’ingresso e anche dopo la laurea con un’attività di placement, cioè di collocamento mirato presso le aziende che richiedono l’assunzione di laureati con disabilità. Per quanto riguarda più strettamente le barriere architettoniche, noi, unica università in Italia, offriamo un supporto fondamentale che è il trasporto tramite una cooperativa. Lo studente ha diritto al trasporto dalla residenza alla sede universitaria e viceversa e a questo si aggiunge che nel 2016, con il 5xmille donato dai dipendenti dell’università, abbiamo acquistato un veicolo per il trasporto dei disabili che è gestito direttamente da noi, attivo, per ora, solo la mattina, in attesa che ci venga assegnato un autista anche per il pomeriggio”.
Tuttavia, non tutti gli studenti conoscono l’esistenza di questo servizio, finendo, spesso, per rinunciare al percorso universitario o sostenere spese per il supporto di operatori esterni. “Per tale ragione – prosegue il professor Oliveri – uno dei nostri sforzi è quello di diffondere il più possibile questa informazione. Sicuramente in buona parte siamo riusciti anche con delle attività collaterali, per esempio, partecipando a ‘Porte aperte’ con il ‘Cinap Forum’, che facciamo proprio qui nel cortile della nostra sede nel periodo estivo, e con conferenze aperte a tutti”.
Ma ancora più pressante è l’esigenza di promuovere e diffondere una nuova cultura della disabilità. “Bisogna che lo studente cresca non solo in autonomia ma, specialmente, in autostima – sostiene Oliveri, concludendo – è chiaro che non si possa nascondere una disabilità, ma ciò non significa che non si possa ottenere una vita completa e soddisfacente come tutti. Per questo teniamo a curare la socializzazione dei nostri studenti, con numerose e varie attività, tra cui quella teatrale che coinvolge anche studenti normodotati. Inoltre stiamo lavorando perché il cortile della nostra sede diventi luogo di aggregazione per tutti, cosicché si possa finalmente sfatare l’idea che il Cinap riguardi solo la disabilità”.