Lโafa non รจ semplicemente sgradevole, quellโincentivo a piazzarsi davanti al ventilatore in attesa del momento in cui si tornerร a respirare; il vero problema, come ogni anno, รจ il numero di incendi che porta con sรฉ.
La Sicilia รจ tornata a bruciare, i roghi divampati a Palermo e Trapani hanno minacciato abitazioni e uffici; lโarea della Timpa รจ stata vittima di un vasto incendio che รจ proseguito per molte ore, nonostante lโintervento della forestale, la polizia e due Canadair. Solo nella giornata del 23 luglio gli interventi sono stati 120 nella zona di Catania, in parte per far fronte allโemergenza roghi e in parte per mettere in sicurezza le aree danneggiate dalle forti raffiche di vento della notte precedente, con rinforzi in arrivo da altri comandi provinciali siciliani e dal resto dโItalia.
Se avete lโimpressione che la situazione diventi piรน complicata di anno in anno, avete ragione. Nel dossier di Legambiente del 2017 sugli incendi boschivi in Italia si legge che nel 2016 ad andare in fumo siano stati piรน di 27 mila ettari di boschi e aree verdi, per un totale di 4635 incendi, contro i 2250 dellโanno precedente. La Sicilia si trova in lizza per il primo posto nella triste gara per il maggior numero di incendi che si gioca tra le regioni del sud.
Le cause sono sempre le stesse: il mancato rispetto delle norme per la prevenzione degli incendi boschivi, i ritardi negli interventi da parte della ex forestale (adesso annessa ai corpi dei carabinieri, dislocata in cittร e non sempre abbastanza vicino alle zone di montagna), e non dimentichiamo il fattore doloso.
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ร proprio questโultimo il piรน preoccupante. Il dossier di Legambiente e la cronaca parlano di aumenti nelle denunce ma ancora pochi arresti. Nei territori considerati ad alto insediamento mafioso (come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia) si รจ notato come molti degli incendi siano legati allo smaltimento illegale di rifiuti, al disboscamento volto allโabusivismo edilizio o al regolamento di qualche conto. Ma parlare dellโunico movente mafioso sarebbe riduttivo. In alcuni casi, a essere accusati sarebbero stati i pastori, che con gli incendi creano nuove zone di pascolo. Piรน grave la tendenza emersa dalle indagini degli ultimi anni, che vede gli impiegati stagionali (forestali e guardaboschi) protagonisti della scena dolosa: si appicca un incendio per averne uno da spegnere. Un circolo difficile da fermare e, soprattutto, da prevenire.
LโItalia ha un patrimonio boschivo non indifferente, ricopre circa il 36% della superficie territoriale nazionale. Ogni ettaro bruciato, ogni albero perso, rappresenta un grosso danno per lโecosistema. Ma se proprio dellโecosistema vi importa poco, facciamo un ragionamento di natura economica: solo nel 2016 il costo per lโestinzione degli incendi e il danno ambientale รจ arrivato alla terrificante cifra di 21.876.267โฌ, cifra che ogni anno non diminuisce. Non ci sono Canadair a sufficienza, il che aumenta il costo degli interventi. Non abbiamo abbastanza personale. Altri costi.
Ogni incendio porta via una parte importante della biodiversitร del territorio, soprattutto in Sicilia. Lโestensione del nostro patrimonio boschivo rappresenta una grossa fetta di quello nazionale (il 13,1%), ma accettiamo passivamente di vederlo ridotto in cenere anno dopo anno.
Cosa possiamo fare? Iniziando dallโevitare di gettare mozziconi di sigaretta a terra (soprattutto in presenza di sterpaglia) e tutta lโovvia ramanzina sul pericolo delle fiamme libere nel periodo estivo, il messaggio piรน importante รจ quello di avvisare subito gli organi di competenza quando si avvista un incendio. Se voi pensate โlo avrร giร fatto qualcunoโ, chi dice che anche altri non la pensino cosรฌ?