Lo studio puntava a scovare la correlazione tra il grado di istruzione dei soggetti e l’incidenza di disturbi depressivi. L’Italia, secondo lo studio Ocse, sarebbe tra i paesi meno colpiti dalla depressione tra i laureati.
Più sai meglio stai: sarebbe questa la tesi emersa da una nuova ricerca Ocse, che indaga la correlazione esistente tra il grado di istruzione e l’insorgenza di fenomeni di depressione. Secondo la ricerca, infatti, i soggetti più istruiti correrebbero un rischio minore di manifestare disturbi depressivi e comportamentali. I casi aumenterebbero, invece, in persone con un’istruzione di scarso livello.
La salute mentale è un obiettivo sociale importante – dichiarano gli analisti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – e l’educazione e la depressione sono chiaramente correlate. Un più alto livello di istruzione è associato a una minore prevalenza della depressione“. Non solo, sembrerebbe anche che la stessa depressione possa essere una causa scatenante dell’abbandono degli studi e, quindi, di un minore grado di istruzione dei soggetti depressi.
La situazione, tuttavia, cambia da paese a paese. L’Italia, per fare un esempio, sarebbe, tra i membri dell’Unione, quello con la più bassa incidenza di casi di disturbi depressivi tra i laureati, soltanto due su cento a dispetto dei cinque della Francia, i sette del regno Unito e degli otto della Germania. Anche tra coloro che hanno deciso di non continuare gli studi dopo il diploma, l’incidenza di casi sarebbe più bassa nel nostro Paese, facendo registrare un livello di salute mentale più alto tra i 31 Paesi presi in esame. Appena tre persone su cento ne soffrirebbero, infatti, contro i sei dei cugini francesi, gli undici degli inglesi e i tredici dei tedeschi.
A influire sarebbe anche il sesso dei soggetti: maggiormente colpite le donne, che riferirebbero di episodi di depressione più spesso degli uomini. Anche in questo caso, però, l’incidenza di casi depressivi andrebbero a scemare al crescere del grado d’istruzione delle stesse. Infine la condizione occupazionale rappresenterebbe un’ulteriore discriminante nell’insorgenza di questo tipo di fenomeni. Chi possiede un lavoro stabile sarebbe meno incline ai disturbi comportamentali, ma, ancora una volta, l’istruzione superiore si assocerebbe a un minore grado di comparsa di disturbi.
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