Il futuro lavorativo dei giovani รจ affastellato di spettri che hanno nomi diversi: disoccupazione, lavori sottopagati o in cui non vengono valorizzate le proprie competenze, consumi piรน modesti, grandi difficoltร nel raggiungere la stabilitร economica. Per esorcizzare questi spauracchi, le competenze che le nuove generazioni possono sfruttare sul mercato sono molteplici e migliorano con il passare degli anni.
Stiamo parlando dei cosiddetti Millennials, la generazione di giovani al di sotto dei 30 anni che in Italia รจ composta da un esercito di nove milioni di persone, comprese in un range dโetร tra i 15 e i 29 anni e pari al 15% della popolazione nazionale. Ma quali sono queste vere e proprie armi in piรน di cui dispongono i giovani dโoggi rispetto alla generazione dei propri padri e nonni?
Innanzitutto, lโistruzione. Negli anni โ70 appena il 14% della popolazione con meno di 30 anni possedeva un diploma e soltanto lโ1% la laurea. Oggi i diplomati sono il 46% della popolazione e i laureati intorno al 20%; quella di oggi si tratta della generazione che senza dubbio ha avuto accesso piรน facilmente al settore dellโistruzione terziaria, ma questo รจ soltanto lโinizio.
Tra i fattori piรน importanti, senza dubbio va annoverato quello della mobilitร internazionale. Per i Millennials, la mobilitร all’estero, scandita da soggiorni di breve o lunga durata, รจ un’eventualitร che affiora negli anni delle scuole secondarie e diventa di prassi all’universitร , agevolata da opportunitร di scambio inesistenti fino a qualche decennio fa.
Il programma che รจ riuscito piรน di tutti a โdemocratizzareโ la mobilitร allโestero รจ senza dubbio il progetto Erasmus, lanciato nel 1987 e che da allora ha coinvolto oltre 4 milioni di studenti in tutta Europa, di cui il 10% provengono proprio dal Bel Paese. Gli ultimi dati di Almalaurea, un consorzio che riunisce oltre 70 universitร , rivelano che il 12% dei laureati registrati nel 2017 ha svolto almeno un’esperienza fuori dall’Italia nel corso dei studi, con mete che variano dalla Spagna, al Regno Unito e all’est Europa.
La sempre piรน naturale propensione allo svolgere parte degli studi allโestero รจ legata, sembra scontato ma non รจ cosรฌ, alla familiaritร con la lingua inglese. Il 76% dei giovani laureati italiani sostiene di parlare la seconda lingua “a buon livello”, per salire all’80% nel caso dei laureati biennali. In un Paese dove il tasso di anglofonia รจ alquanto preoccupante, la favorevole confidenza dei laureati con la lingua inglese non puรฒ che essere un segnale incoraggiante.
Ancora Almalaurea mette in luce il terzo asso nella manica che i giovani possono vantare per accedere al mercato del lavoro: la maggiore padronanza dei laureati con gli strumenti informatici. Il 65% dei dottori triennali e magistrali, evidenzia il rapporto, sostiene di avere una buona padronanza dei mezzi digitali. Non solo il solito pacchetto Office, ma le videochiamate su Skype, lโutilizzo di Dropbox, lo scambio di documenti via Telegram e Whatsapp sono tutti fattori abilitanti per i datori di lavoro, che ormai vengono utilizzati in maniera sempre piรน naturale a mano a mano che lโetร anagrafica si abbassa.