“La vita universitaria è un pendolo che oscilla tra dolore e noia”: così riecheggia sui social una citazione più che famosa di Arthur Schopenhauer, rimaneggiata per il mondo universitario. Già dall’ultimo anno di scuola superiore si inizia a pensare al futuro, a quale scelta può dare una sicurezza lavorativa e far carriera nella vita. Tuttavia, non tutti gli studenti si dedicano alla vita universitaria integralmente. Infatti, diversi sono i casi in cui la doppia vita di studente/lavoratore entra in gioco, riuscendo nella maggior parte dei casi a portare a casa non solo uno stipendio, ma anche la tanta attesa pergamena. Ai nostri microfoni abbiamo sentito degli studenti universitari che sono riusciti a conciliare il mondo del lavoro e quello universitario, mantenendosi agli studi per necessità o perché l’università è stata una seconda opzione. Tra i tanti consigli, quello che accomuna tutti è la “forza di volontà”, un elemento cardine senza il quale è quasi impossibile organizzare i ritmi frenetici di lavoro, studio e lezioni.
Da qualche anno l’Università di Catania permette agli studenti lavoratori o atleti di scegliere un percorso accademico che permetta loro di dedicare tempo sia alla vita professionale che a quella universitaria.
Tra gli studenti dell’ateneo catanese, ricordiamo Rossella Fiamingo, Daniele Garozzo e Irene Burgo, tre studenti che sono anche dei campioni sportivi mondiali. In un’intervista per LiveUnict avevano affermato: “Devo cercare di essere più performante, stare attento alla routine, scandire molto i tempi della mia giornata e cerco di non sgarrare mai. Ogni piccola cosa che può sembrare una sciocchezza deve essere programmata, come andare al supermercato. Ho bisogno di almeno due/tre ore al giorno per studiare così come nel periodo standard ho bisogno di sei ore e mezza /sette di allenamento”, ha raccontato Daniele; mentre Rossella ha dichiarato: “Ci vuole sicuramente tanta organizzazione e soprattutto tanta forza di volontà: è questo ciò che serve di più ad uno studente universitario, a prescindere dal fatto che sia uno sportivo o meno; infine, Irene ha aggiunto: “Non vi nascondo che è dura mettersi a studiare con la stanchezza dovuta a un lungo allenamento o al rientro di una lunga trasferta, ci vogliono impegno ed una forte motivazione che mi portano a pensare che finché ne ho la possibilità voglio sfruttare tutte le opportunità che la vita mi offre.
Ad aggiungersi a queste personalità, ci sono anche studenti e studentesse che hanno seguito un altro tipo di percorso lavorativo e portato a termine gli studi. Ai nostri microfoni Laura, laureata in Scienze della Comunicazione e attualmente insegnante di danza tra Catania e Roma, Antonio, laureando in Economia aziendale e Giuseppe, laureato in Ingegneria civile, attualmente docente a Siracusa.
Laura ci racconta che è stata dura per lei riuscire a conciliare allenamento, lavoro e studio: “In quanto insegnante di danza, non posso esimermi dall’allenamento. Questo percorso è un’arma a doppio taglio perché in questo modo devo dividere le mie giornate in tre tempi: studio, lavoro e allenamento. A questo si aggiunge il fatto che ho avuto la fortuna di lavorare anche fuori la Sicilia e quindi tra un aereo e un treno (soprattutto durante le vacanze, visto che i prezzi degli aerei sono elevatissimi) riempivo i miei spazi liberi con i libri per gli esami. Non nego che più volte ho pensato di mollare, ma nonostante avessi già un lavoro, la laurea è sempre stata un motivo di orgoglio non solo per me, ma anche per la mia famiglia, quindi non ho mollato. Ci ho messo più del dovuto, ma non mi pento di nulla.”
Antonio, non è stato ancora proclamato dottore, ma ormai manca davvero poco: “Questa laurea per me vale doppio. In primis perché ho davvero sudato sette camicie per darmi tutti gli esami in tempo, e in secondo luogo perché è stata una scelta davvero di cuore. Quando mi sono iscritto, i miei genitori non potevano permettersi di pagarmi le tasse, i libri e tutto quello che giro intorno. Così ho dovuto cercarmi lavori, di qualsiasi tipo, pur di riuscire a racimolare i soldi. Non riuscendo a essere entrato in graduatoria per le borse di studio per varie ragioni, mi sono sentito “sfortunato” ma ora so che questa laurea è davvero frutto dei miei sforzi, delle mie capacità. Nessuno me la potrà togliere, è mia.”
A concludere, Giuseppe, ormai laureato da qualche anno: “Avendo in famiglia mio padre con uno studio di ingegneria, la mia strada era già tracciata. Fin da subito ho iniziato a lavorare con lui, mettendo sullo stesso piano pratica e teoria. Però con il passare del tempo mi sono accorto che nonostante questo ramo fosse fatto per me, avevo anche un’altra predisposizione, quella all’insegnamento. Così dopo la triennale ho iniziato a insegnare in diverse scuole e dopo la magistrale ho continuato. Lo studio e i due lavori hanno riempito le mie giornate. Per me non c’è niente di meglio. Non mi lamento di nulla, volere è potere, sempre.”