Buone notizie arrivano dall’ExpoTraining di Milano, in cui si annunciano cambiamenti in ambito lavorativo, con importanti assunzioni per i laureati in scienze umanistiche.
Le scelte post diploma non sono mai state semplici per gli studenti. Oggi più che mai. La domanda più frequente fra i diplomandi è la seguente: seguire le proprie attitudini o intraprendere un corso di studi scientifico, con maggiore possibilità di sbocchi lavorativi? La decisione non è affatto facile e la scuola in primis, alle volte, non aiuta i giovani scolari ad avere un atteggiamento critico in merito alle varie opzioni a loro proposte. Inoltre, mentre alcuni hanno già idee abbastanza ferree, non si può dire altrettanto per i restanti adolescenti.
Se in questi ultimi anni i dipartimenti con maggior numero di iscrizioni sono stati quelli scientifici e tecnologici, la situazione potrebbe presto cambiare. Durante l’ultima edizione dell’ExpoTraining di Milano si è affrontato a lungo e con meticolosità un argomento molto caro agli studenti delle facoltà umanistiche, ovvero quello relativo al mondo del lavoro e alle trasformazioni che saranno in atto negli anni successivi. Tra le figure di professionisti ricercate vi saranno, oltre ai già consolidati ingegneri, tecnici ed economisti, anche e soprattutto gli esperti di lingue, giornalisti, sociologi, filosofi e letterati. Figure professionali che occuperanno un ruolo di rilievo nella ormai attuale società ipertecnologica. Notizia questa che potrebbe incentivare i giovani non solo a scegliere percorsi universitari differenti, ma anche quelli più vicini alle loro predisposizioni.
Dati importanti sono quelli provenienti da un’analisi realizzata dal Censis (istituto di ricerca socio-economica italiano fondato nel 1964) in cui si afferma che il il 26,9% dei giovani italiani svolgono un lavoro che non presenta una connessione con i propri studi precedenti; mentre un ulteriore 22,6% ritrova un qualche elemento di affinità, ma di non essenziale importanza.
Una ricerca condotta da Capgemini, con il contributo di Linkedin, ha dato delle delucidazioni in merito ai fabbisogni di competenze digitali, tra coloro che si reputano essere idonei con le nuove esigenze e coloro che, invece, iniziano a dubitare in merito alle loro competenze, ormai superate e ben conosciute da tutti.
Sono proprio le aziende ad iniziare a comprendere come questa discrepanza stia diventando, a tutti gli effetti, un ostacolo ai loro propositi per la digital transformation, rendendole così sempre meno competitive.