Ritorna alla ribalta la vicenza che nel 2012 travolse di polemiche l’Università degli studi di Catania. Tra gli indagati, l’ex rettore Antonino Recca, l’allora responsabile della struttura informatica, Enrico Commise e il dipendente dell’ateneo, Nino Di Maria.
Il caso è stato a lungo oggetto di discussioni e polemiche. La vicenda saltò alla ribalda dopo che centinaia di studenti ricevettero una email partita dal server dell’Ateneo che, in vista delle elezioni regionali, invitava a votare Maria Elena Grassi, candidata dell’Udc all’Ars e preside di un istituto scolastico di Acireale. Il mittente dell’invito al voto era Daniele Di Maria, figlio della candidata e di Nino Di Maria.
Le richieste della Pubblico Ministero Raffaella Vinciguerra al Tribunale di Catania sono molto forti: sei anni di reclusione per l’ex Rettore, tre anni per Enrico Commise e due anni Nino Di Maria. Mentre le posizioni della candidata, Maria Elena Grassi, moglie di Di Maria, e di suo figlio Daniele Di Maria sono state archiviate.
Investito dalla vicenda e dalle polemiche, il rettore Recca, che aveva ricoperto la carica di coordinatore regionale dell’Udc, chiese chiarimenti ai soggetti coinvolti precisando che “qualunque mail inviata da una postazione collegata alla rete dell’ateneo (anche tramite wireless) transita necessariamente dai server dell’università che gestiscono lo smistamento in uscita dei messaggi di posta elettronica”.
Il professor Giovanni Grasso, come legale dell’Università che è parte civile, ha chiesto la condanna di Recca e Di Maria, e da loro due un risarcimento di 100.000 euro. L’udienza è proseguita con le requisitorie degli avvocati Guido Ziccone e Tommaso Tamburino per Recca, Goffredo D’Antona per Commis, e Walter Rapisarda per Di Maria.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 23 gennaio per eventuali repliche. Lo stesso giorno il Tribunale potrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza. Le indagini sono state eseguite dalla polizia postale.