Il mondo della farmacia e della cosmesi (ma anche quello della dietetica), presto, potrebbero arricchirsi di una preziosa novità tutta made in Sicily: dal saporito Fico d’India, uno tra i frutti più richiesti sulle tavole italiane e non, sarebbe possibile ricavare un olio naturale dalle grandi potenzialità benefiche in termini di cure e nutrizione.
L’importante scoperta è frutto di ripetuti studi e relative analisi da parte di un’equipe nazionale, composta da ricercatori del CNR, agronomi ed alcuni docenti degli atenei siciliani di Catania e Palermo. Non è la prima volta che un frutto tipicamente mediterraneo presenta la possibilità di ricavarne un olio, desunto dalla pressatura dei semi: tuttavia, il neo-testato olio di Fico d’India sarebbe ricco di sostanze quali vitamina E ed Omega 3, utili per una migliore circolazione cardiovascolare. I conduttori della ricerca hanno anche azzardato un paragone con il diffuso olio di Argan a proposito degli effetti benefici che scaturirebbero dalla sostanza, mostrando come l’olio potrebbe altresì essere impiegato come principio attivo per sciroppi, pillole ed altri farmaci.
La medesima ricerca ha evidenziato che sarebbero i prodotti di scarto, non destinati alla vendita quindi, le risorse principali per l’estrazione del “petrolio verde”, come lo ha definito il presidente del Distretto produttivo del Fico d’India, il quale sembrerebbe propenso alla creazione di un innovativo mercato bio, a patto che ci siano aziende eventualmente disposte ad investire sul prodotto. Riguardo ai numeri, si stima che 100 kg di semi siano necessari per la produzione di 1 l di olio di Fico d’India; la Sicilia, con quattro zone attive distribuite lungo il territorio, produce circa 10.000 kg l’anno di Fichi d’India per ogni ettaro di terreno, di cui il 10% in media non è destinato al mercato per problemi di qualità del prodotto.
Relativamente invece ai prezzi, il Distretto medesimo ha stimato intorno ai 500 euro il valore di 1 l di olio mentre si aggira appena sui 150 euro il valore di 1000 kg di prodotto di scarto; motivo per cui la valorizzazione dell’olio dovrebbe essere accompagnata anche da quella relativa ad altre componenti secondarie del frutto. Per ora si tratta solamente di un sorprendente risultato di una ricerca ma presto potrebbero esserci corpose novità sull’estratto di fico d’india, nell’ottica anche di un potenziale investimento, per dirigere l’industria agraria verso la “green economy”, anche nella nostra isola.
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