I dati rilasciati dal Ministero dell’Università e della ricerca rivelano ancora una volta una realtà sconfortante per la Sicilia: in calo del 2,2% i laureati nella fascia di età tra i 30 e i 34 anni.
Rispetto al 2015, nel 2016 in Sicilia il numero di laureati di età compresa tra i 30 e i 34 anni è sceso del 2,2%. Ciò significa che solo 18 trentenni su cento ottengono una laurea. Ancora una volta, si tratta di un record negativo per la Sicilia, la quale precipita al penultimo nella classifica europea sul numero di laureati in questa fascia d’età. La Sicilia ha registrato nel 2016 un numero di laureati trentenni pari a 19.429 contro i 19.870 dell’anno prima. È a causa di tali numeri che l’Isola è avanti in classifica soltanto ad una regione interna della Romania, il Sud Muntenia che registra un tasso di 17,2% contro il nostro 18%.
La ragione di questo calo nel numero di laureati trentenni siciliani sta in parte nella fuga di un gran numero di giovani siciliani verso atenei soprattutto nel Centro e Nord Italia, ma anche nella scelta di molti che non desiderano o non possono proseguire gli studi.
Bisogna dire, però, che tale calo si registra in certune facoltà universitarie e non in altre, che invece registrano anche considerevoli aumenti nel tasso di laureati trentenni. A registrare l’aumento maggiore è la facoltà di Ingegneria con un tasso positivo del 4,4% in più rispetto al 2015. Cresce, anche se con numeri inferiori, il gruppo scientifico (Matematica, Fisica, Informatica) del 5,9% e il settore agrario del 2,9%, cosi come Educazione fisica, Medicina e il settore Chimico-farmaceutico. A scontare il calo nel numero dei laureati trentenni sono, invece, soprattutto il settore Letterario che registra un tasso negativo di 8,3% in meno rispetto al 2015, il settore Politico-sociale con un tasso in discesa del 7,8%, il settore Psicologico in calo del 5,7% e il settore Linguistico anch’esso in calo del 5,3%.
Ciò nonostante resta il fatto che, mentre la media nazionale di laureati trentenni è di 26%, la Sicilia con la sua media complessiva di 18%, è ancora una realtà pessima, penultima in Europa e inferiore persino a territori d’Oltremare non di grande sviluppo economico come Guadeluope e Martinica.
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