L’anno accademico 2017/2018, per gli atenei italiani, ha sempre più novità all’orizzonte; dopo la notizia dell’approvazione del DL “Sud” per i fondi da destinare alle università italiane, il quotidiano nazionale “Il Messaggero” ha recentemente riportato la proposta del sottosegretario nazionale del ministero dell’economia, Paolo Baretta, circa la possibilità, per le future matricole universitarie 17/18, di richiedere gratuitamente il riscatto di laurea.
La notizia ha suscitato subito grande interesse ma è bene prima fare chiarezza sul tema. Per riscatto di laurea si intende la possibilità, sopratutto per i neolaureati e ancora inoccupati, di poter considerare gli anni trascorsi per il conseguimento della laurea come anni di lavoro, per poter raggiungere la pensione in maniera ancora più breve. Stando ai parametri attuali, il “riscatto” si può chiedere in qualsiasi momento della propria carriera lavorativa, purché il richiedente sia effettivamente in possesso del titolo accademico; gli stessi parametri, prevedono che l’interessato paghi un contributo generalmente calcolato sul rapporto tra stipendio e reddito familiare.
Dati gli elevati costi di questa utile operazione, è arrivata quindi la proposta, che consentirebbe quindi alle neomatricole che si iscriveranno nell’anno 2017/2018, di ottenere i primi contributi del riscatto nei prossimi 3 anni. La regola, però, sarebbe sempre la stessa: le retribuzioni sarebbero accordate solo per gli anni previsti dal corso di laurea, escludendo quindi eventuali anni in cui lo studenti si trovava “fuori corso”. Per diminuire i tempi burocratici, il sottosegretario ha già chiesto all’ente di previdenza, l’INPS, di verificare le risorse disponibili per l’adempimento del provvedimento, che, secondo i parametri indicati prima, non dovrebbe presentare costi elevati per lo Stato. La proposta doveva essere ulteriormente integrata anche con la possibilità di riscatto gratuito estesa a tutti gli studenti laureati (senza anni fuori corso) nati tra 1980 e 2000, ma costerebbe troppo, quindi Baretta ha fatto un passo indietro sulla questione.
Baretta dovrebbe però affrontare un ulteriore problema: il riscatto di laurea è già stato effettuato, in passato, da migliaia di laureati, spesso anche a seguito del pagamento di cifre esorbitanti (a seconda del rapporto), ed essi non sarebbero inclusi nel nuovo provvedimento; lo stesso sottosegretario ha parlato di una “rivoluzione culturale” come vero motivo di base della proposta, che vorrebbe comunicare, alle future generazioni di lavoratori, che la carriera inizia proprio al momento della scelta degli studi, stringendo ancora di più il legame tra anni di studio e anni di lavoro.
Naturalmente, si tratta solamente di una suggestiva proposta e si è ancora lontani da una sua piena attuazione. Il provvedimento è al momento al vaglio dei sindacati e secondo indiscrezioni dovrebbe essere incluso nella proposta di modifica del sistema pensionistico per il 2019. In questi termini, il giudizio decisivo sarebbe a cura della presidenza dell’INPS, che attualmente pare già aver respinto le prime modifiche proposte per la riforma delle pensioni.