Stilata nuova classifica dei migliori atenei al mondo. Quattro atenei italiani si piazzano tra i primi duecento. L’Università di Catania si piazza in basso.
L’azienda britannica Quacquarelli Symonds stila, ogni anno, una classifica dei migliori atenei al mondo. Al primo posto in assoluto c’è il Massachusetts Institute of Technology di Boston, al secondo Stanford, al terzo Harvard che perde il primato.
Per quanto riguarda le università italiane, secondo la classifica di Qs World University Ranking, sono quattro gli atenei italiani a piazzarsi tra i primi 200 del mondo: il Politecnico di Milano (170esimo), l’Università di Bologna (188esima), la Sant’Anna di Pisa e la Normale di Pisa (192esime a pari merito). La ministra Fedeli parla di successo e dichiara: “L’Italia deve essere orgogliosa per questo risultato”, ma che bisogna lavorare ancora per valorizzare le eccellenze.
In generale, i pareri sono contrastanti: c’è chi parla di successo, chi di numeri ancora troppo bassi. Queste classifiche, si sa, fanno sempre discutere e creano non poche polemiche. Infatti, coloro che stilano queste graduatorie spesso utilizzano dei criteri tutti diversi tra loro che vengono scelti in base ai propri obiettivi di analisi. Da ciò ne consegue che le classifiche sono spesso molto discordanti tra loro. Nel caso della Qs World University Ranking (sondaggio a cui hanno risposto 75mila accademici e 40mila aziende e specialisti del settore), i parametri utilizzati per il confronto delle università si basano su 6 indicatori: la reputazione accademica; la reputazione tra i datori di lavoro che tengono conto della qualità dei laureati; le citazioni che riguardano l’impatto della produzione scientifica; il livello di risorse dedicate all’insegnamento; il grado di internazionalizzazione del corpo docente; e il grado di internazionalizzazione degli studenti.
Il risultato degli atenei italiani, a primo impatto, non sembrerebbe un granché. Se guardiamo, però, alla classifica complessiva, le università italiane sono, in tutto, trenta. Gli atenei nel mondo sono circa 26mila atenei nel mondo e questo significa che trenta università italiane sono nel 4% dei migliori atenei globali, un risultato che, a guardar bene, non è eguagliato da altre università – come quella statunitense o francese – che spesso vengono messe a confronto con quelle italiane. È vero, quindi, che i problemi delle nostre università sono tanti: la mancanza di risorse sufficienti, la pessima gestione delle stesse, la scarsa organizzazione, la bassa percentuale dei laureati rispetto agli altri paesi, ecc; ma è anche vero che il nostro sistema universitario è di qualità medio-alta e che il suo vantaggio più grande è il puntare non solo sulla qualità di alcune eccellenze, ma quello di realizzare un sistema più ampio in cui la qualità include un numero altissimo di studenti.
A pensarci bene, quindi, ambito nazionale possiamo ritenerci non troppo scontenti. Ma cosa ne è dell’Università di Catania? Nella classifica di Qs World University Ranking, il nostro ateneo si piazza all’ 801 posto. Non è una novità che l’UniCt si piazzi agli ultimi posti di questo genere di classifiche ma, anche in questo caso, è doveroso sottolineare che tutto dipende dai parametri e che le università del Sud Italia sono spesso svantaggiate a causa della più generale condizione sociale ed economica del Meridione. È inevitabile che siano molti i problemi del nostro ateneo, in particolare per quel che riguarda i finanziamenti e la loro gestione, l’amministrazione e l’organizzazione didattica, ma è anche vero che la qualità della formazione del nostro ateneo non ha niente da invidiare alle altre università italiane. Quindi, pur prendendo queste classifiche come spunto per migliorare, sarebbe bene considerare tutte le implicazioni e non rimanerne troppo attaccati.
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