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Arrestato lo studente ideatore di Blue Whale: “Non sono pentito, un giorno mi ringrazierete”

Philipp Budeikin in court The mastermind of a sick "suicide game" aimed at schoolchildren has been inundated with love letters from teenage girls addressed to him at a Russian jail where he is remanded in custody. Philipp Budeikin is being held on charges of inciting at least 16 schoolgirls to kill themselves by taking part in his social media craze called Blue Whale which police fear is spreading to Britain. The creepy Russian 21 year old - who has now confessed to the crimes, according to state investigators - says he thinks of his victims as "biological waste" and told law enforcement interrogators that they were "happy to die" and he was "cleansing society". The lethal game called Blue Whale involves brainwashing vulnerable teenagers over a period of 50 days, urging them to complete tasks from watching horror movies to waking at strange hours, and self harming. Eventually exhausted and confused, they are told to commit suicide, and it is feared in Russia that dozens have done so at the bidding of Budeikin or other "mentors".

“Non sono pentito di ciò che ho fatto, anzi: un giorno capirete tutti e mi ringrazierete”. Il giovane russo ideatore del “Blue Whale” confessa,  ma non mostra alcun rimorso. 

Philipp Budeikin, il ventiduenne russo studente di psicologia, è accusato di aver istigato al suicidio una quindicina di adolescenti, dopo averli adescati su Vk, social network molto usato in Russia. Budeikin con le sue manipolazioni sarebbe riuscito a spingere centinaia di giovani ad accettare una sfida social che prevedeva come prova ultima il suicidio. Un gioco perverso che, nel giro di poco tempo, ha avuto notevole risonanza e ha portato a casi di emulazione in tutto il mondo. Oltre alle folli regole del gioco, colpisce particolarmente l’imperturbabilità e la freddezza con cui Budeikin ha mandato avanti il suo folle gioco mortifero. «Ci sono le persone e gli scarti biologici. Io selezionavo gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili, che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società» – ha dichiarato il giovane in un interrogatorio – «Ho fatto morire quelle adolescenti, ma erano felici di farlo. Per la prima volta avevo dato loro tutto quello che non avevano avuto nelle loro vite: calore, comprensione, importanza».

Ma quali sono le regole di questo gioco dell’orrore che porta fino al suicidio? Per 50 giorni i ragazzi che decidono di prenderne parte si praticano dei tagli sulla mano, si alzano alle 4.20 del mattino per guardare video psichedelici, si incidono “yes” sulla gamba oppure una balena sul braccio. Il quattordicesimo giorno poi ci si deve tagliare il labbro ed il sedicesimo bisogna procurarsi un forte dolore. Al 26esimo giorno il tutor (che ha preso visione giorno per giorno dei vari colpi che il partecipante si è inferto dato che devono essere sempre scattate delle foto per documentare il tutto) comunica all’adolescente il giorno in cui dovrà morire. E si arriva così all’ultimo giorno, il 50esimo, quello della morte. I ragazzi che hanno seguito il Blue Whale si buttano giù da un palazzo molto alto, solitamente. Con loro al momento del gesto ci sono altri minorenni per documentare il suicidio e permettere di sincronizzare le morti in modo da rendere il tutto devastante per la mente umana.

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Al momento, Budeikin è detenuto in carcere a San Pietroburgo e continua a ricevere lettere d’amore dalle giovani ragazze che ha ammaliato sui social. Si può tirare un sospiro di sollievo ma non siamo ancora di fronte ad un pericolo scampato. Il fenomeno ha esteso le sue radici e la folle sfida è stata accettata anche da adolescenti e pre-adolescenti di ogni parte del mondo, mietendo una vittima anche in Italia: lo scorso febbraio infatti un 15enne di Livorno si è suicidato da un palazzo di ventisei piani per seguire le regole di tendenza maledetta. Dato l’aumento dei suicidi, sono state create delle piattaforme per arginare e contrastare questo subdolo gioco della morte.

A proposito dell'autore

Simona Lorenzano

Cresciuta ad Agrigento, terra in cui ha respirato la grecità a pieni polmoni, consegue la maturità presso il Liceo Classico Empedocle. La passione per la salute e il benessere la spingono a laurearsi in Infermieristica a Catania. Scrive su Live UniCT sin dal primo anno di università e continua a coltivare il suo amore per la scrittura, la musica e le discipline umanistiche. Per citare Plinio il Vecchio: “Non lasciar passare neanche un giorno senza scrivere una riga”.