Catania vista con gli occhi di una grande artista, come Carmen Consoli. La cantante ha parlato del suo essere catanese e di Catania, perché “La catanesitudine non è qualcosa da cui cerchi di guarire”, come riportato su lasicilia.it.
C’è una caratteristica che contraddistingue chi vive a Catania ed è la “catanesitude”: un termine che può includere tanti significati e tanti riferimenti. Per Carmen Consoli la “catanesitudine” si trova “Tra la gente comune, nei bar, soprattutto in pescheria, dove ho un discreto numero di amici che mi conoscono da piccola perché mio padre giocava lì in strada con una palla ‘arripizzata’”.
Nonostante la “catanesitudine”, alcune volte sono gli stessi catanesi a prendere le distanze dalla realtà di Catania. Un atteggiamento che fa arrabbiare Carmen Consoli è “Quando dimenticano le origini, quando se ne vergognano e dopo due giorni che sono fuori cominciano a parlare chiudendo tutte le vocali. Quando rinnegano le proprie radici mi ‘smovunu i nervi’, ma non per salvaguardare un atteggiamento folcloristico, è una questione di dignità. L’orgoglio per le proprie radici ci deve essere e non ‘parrannu sicilianu’ con gli ‘mbare, la grammatica dev’essere rispettata da tutti, però le origini sono importanti. Questa città mi sembra molto evoluta, perché nel suo essere così carnale è una città che continua ancora a darti sangue, sudore, qualità nel linguaggio e nello sguardo”.
“Per me Catania è una città molto moderna su tante cose. – dice la Cantantessa – Da Roma in giù ha delle architetture, delle idee, nel design, nell’arte, nella musica, in questo tipo di suggestioni, che potresti trovare solo a Milano. Mia madre che ha 71 anni mi scrive ‘sto andando al pub, ti dispiace?’. Qui si promuove l’aggregazione come strumento principale della qualità della felicità comune, e questa è indubbiamente una forza di questa città”.
“Ma, fondamentalmente, non sbagliamo, ‘Cu mancia fa muddichi’. – continua Carmen Consoli – Anzi, penso che in questo momento siamo avvantaggiati, una volta si andava al Nord per lavorare, adesso non c’è lavoro nemmeno lì. Noi stiamo qua e ci inventiamo delle cose, i cittadini del nord stanno soffrendo molto, anche psicologicamente. I disagi, però, sono uguali dappertutto. C’è più munnizza a Catania? E vabbè, me la faccio piacere, alla fine è il valore umano la ricchezza di questa città”.