Il live report dello spettacolo di Andrea Appino, Massimiliano “Ufo” Schiavelli e Karim Qqru andato in scena il 7 gennaio al Ma.
Cominciare l’anno col botto. È questo quello che viene in mente ripensando al concerto di sabato sera degli Zen Circus a Catania. Nella suggestiva cornice del Ma, è infatti andato in scena un live di quelli memorabili dove il rock della band toscana ha infiammato il pubblico catanese infreddolito dall’insolita temperatura di questi giorni. Ma andiamo con ordine.
La location è piena in ogni ordine di posto e il concerto comincia alle 23:00 esatte. Le luci si abbassano e risuonano in tutta la sala i rumori di un campo di battaglia: la terza guerra mondiale è iniziata!
Un caloroso pubblico (che nel corso della serata si lascerà andare più volte – vedi schiamazzi random e brani cantati autonomamente a mo’ di richiesta), acclama i propri beniamini che fanno il loro ingresso sul palco: Appino, Ufo e Karim accompagnati in questi live dalla chitarra di Francesco Pellegrini cominciano subito forte con il brano omonimo del tour: La Terza Guerra Mondiale.
I ragazzi di Pisa sono in ottima forma, simpatici e coinvolgenti come sempre, ed i ritmi elevatissimi: 24 pezzi uno di fila all’altro, tra brani ormai celeberrimi (vedi Andate tutti affanculo, Vent’anni,L’amorale, I qualunquisti) e canzoni tratte ultimo album (come Ilenia, Zingara, Pisa merda). Il canovaccio è il solito: sudore e potenza allo stato puro con giusto qualche ballata di intermezzo per riprendere fiato. Tra queste ricordiamo L’anima non conta, brano cantato all’unisono col pubblico e divenuto uno dei picchi emozionali della serata (quindi, riprendendo il discorso di prima, il fiato non lo riprendi affatto dato che queste canzoni sei “costretto” a cantarle a squarciagola).
Il concerto prosegue con un momento amarcord nel quale gli Zen Circus ricordano le loro origini di artisti di strada e i brani creati in quel periodo: Qqru per l’occasione indossa un asse per lavare i panni e dei ditali mentre al buon Francesco Pellegrini tocca andare in giro a fare l’offertorio.
Il live sembra essere ai titoli di coda, ma il finale ci regala l’ultima dose di adrenalina: Nati per subire, L’egoista e Viva (in assoluto il pezzo “bomba” della serata) sconquassano il precario momento di “pace” prodotto dalla parentesi amarcord (in realtà non credo ci sia mai stato davvero un momento di stasi durante il live).
È il momento, ahinoi, dell’ultimo brano in scaletta: Andrà tutto bene. Il pezzo che chiude il concerto è una sorta di rassicurazione per il pubblico che – dopo un’uscita di scena da parte della band con strumenti che letteralmente volano e producono distorsioni una volta capitolati a terra (“punk is not dead” way of life) – rimane orfano di coloro che hanno riscaldato in maniera incessante il primo sabato sera del 2017: il cuore, la testa ed il corpo sono pieni di emozioni difficilmente esprimibili a parole, ma che rimarranno indelebili per tutti quelli che come me hanno avuto la fortuna di vivere nei fatti questo spettacolare “Zen Circus”.