E arriva allo scadere dell’anno 2016 la classifica sulla qualità della ricerca degli atenei italiani (Vqr). A lavorare sulla mole di dati in possesso, l’Anvur, l’organismo governativo incaricato di pesare i prodotti dei singoli dipartimenti universitari.
L’ultima valutazione risale al 2010. Dopo quella data, i cui risultati sono stati contestati e criticati duramente, il secondo giro di valutazione presenta i primi dati. Si nota immediatamente un netto miglioramento rispetto al quadriennio 2004-2010, come si evince del grafico sottostante.
Alla VQR hanno partecipato 94 Università statali e non statali, 12 Enti di Ricerca vigilati dal MIUR e 26 Enti volontari. Le Università e gli Enti hanno conferito per la valutazione circa 118.000 prodotti della ricerca. A ogni ricercatore è stato chiesto di presentare tre prodotti scientifici che sono stati valutati in base alla loro originalità, al loro rigore e al loro impatto scientifico, misurato a sua volta in base al numero di citazioni sulle riviste nazionali e internazionali.
Primi in classifica l’Imt di Lucca, scuola di dottorato e centro di ricerca fondato poco più di 10 anni fa e le due scuole universitarie d’eccellenza e grande tradizione, la Sant’Anna e la Normale di Pisa.
Per quanto riguarda la Sicilia, anche in questo caso si è registrato un miglioramento sostanziale rispetto alla scorsa valutazione. Palermo, Catania e Messina hanno avuto un guadagno rispettivamente del 9%, 10% e 17%. Nella classifica generale, Palermo si trova in 55esima posizione, mentre Catania solo 9 posti dopo.