Ad ottobre il tasso di disoccupazione tedesco scende al 6%, minimo storico mai registrato dalla riunificazione della Germania. In Italia, invece, i dati che riguardano il mese di settembre attestano un aumento del tasso di disoccupazione di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente, che lo fa salire all’ 11,7%.
Secondo i dati dell’Agenzia federale del lavoro, attualmente il numero dei disoccupati in Germania è pari a 2,54 milioni. Si tratta di 109mila disoccupati in meno rispetto al 2015. Ma mentre in Germania il tasso di disoccupazione e il numero di disoccupati decrescono costantemente, con conseguenti benefici per l’economia tedesca, non si può dire lo stesso per l’Italia. Secondo i dati Istat, infatti, in Italia a settembre il tasso di occupazione pari al 57,5% è in aumento, cosi come lo è il numero di occupati. Allo stesso tempo, però, è in salita anche il tasso di disoccupazione, che adesso tocca l’11,7%. Il numero dei disoccupati cresce, secondo l’Istituto di statistica, rispetto al calo registrato a luglio e ad agosto. L’aumento interessa entrambe le componenti di genere e le diverse fasce di età ad eccezione dei giovani nella fascia 15-24 anni.
La buona notizia è questa. Sembra, infatti, che il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 15-24 anni, sia sceso al 37,1%, in netto calo rispetto al mese di agosto. Su base annua, quindi, rispetto al settembre 2015, si attesta contemporaneamente la tendenza all’aumento del numero degli occupati (265mila in più), il calo degli inattivi (508mila in meno) e l’aumento del numero dei disoccupati (98mila in più).
Per quanto riguarda i diplomati, tra coloro che hanno conseguito il titolo nel 2011, a distanza di 4 anni, nel 2015 soltanto il 43,5% lavora e il 21,8% è in cerca di occupazione. Il peggioramento degli esiti occupazionali dei diplomati del 2011 rispetto a quelli del 2007 si registra soprattutto sulla componente maschile. Secondo le statistiche, inoltre, a quattro anni dal diploma, 8 diplomati su 10 vivono ancora in famiglia. Ciò è dovuto, sicuramente, in gran parte al fatto che, il 63,5% dei diplomati occupati nel 2015 ha un’occupazione instabile (contratto a tempo determinato, contratto a progetto, attività formativa retribuita ecc.).
Per quanto riguarda i laureati, invece, tra quelli di I livello, che hanno conseguito il titolo nel 2011, nel 2015 il 72,8% di loro lavora. Le stime aumentano per i laureati di II livello a ciclo unico raggiungendo l’80,3% e l’84,5% per i laureati specialistici biennali di II livello. Sempre nel 2015, i livelli più elevati di occupazione (superiori al 93%) si riscontrano tra i laureati di II livello nei gruppi Difesa e sicurezza, Medico e Ingegneria (99,4%, 96,5% e 93,9%).
Tuttavia, l’inserimento nel mercato del lavoro risulta più difficile per i laureati, sia di I che di II livello, nei gruppi Letterario (lavora il 61,7% dei laureati di I livello e il 73,4% di quelli di II livello) e Geo-biologico (58,6% dei laureati di I livello e 76,5% di II livello). Critica è anche la situazione dei laureati di I livello nel gruppo Psicologico (54,4% di occupati) e dei laureati di II livello nel gruppo Giuridico (67,6%).