Tirocini pre e post laurea: sono davvero efficaci ai fini dell’assunzione?

I tirocini rivestono oggi un ruolo centrale nell’ambito della didattica non frontale, offrendo agli studenti l’opportunità di acquisire un’esperienza pratica. Ma la domanda che ciascuno si pone verte sulla loro reale utilità. Garantiscono una valida formazione professionale e, soprattutto, permettono a ogni studente l’accesso diretto al mondo del lavoro?

Inizialmente, è bene chiarire cosa è un tirocinio universitario. Si tratta di un’esperienza formativa rivolta agli studenti universitari (non soltanto quelli che si apprestano a ottenere una laurea, ma anche coloro che frequentano dottorati di ricerca e corsi di specializzazione e perfezionamento), promossa in genere dall’Università o da aziende per il diritto allo studio universitario, che consiste nell’inserimento temporaneo nel mondo del lavoro, presso aziende pubbliche o private. La durata massima del tirocinio universitario prevista dalla legge è di 12 mesi. Essendo finalizzato all’acquisizione di un’esperienza professionale, il tirocinio non prevede un regolare contratto di lavoro a tempo determinato. Pertanto, ciò significa che l’azienda non è tenuta a dare una busta paga al tirocinante, anche se talvolta alcune aziende prevedono un rimborso spese minimo. Ciò significa, soprattutto, che l’azienda non è tenuta ad assumere il tirocinante al termine dell’esperienza. Inoltre, non trattandosi di un rapporto di lavoro subordinato, l’azienda non dovrà pagare le tasse all’INPS, ma dovrà soltanto coprire i costi dell’assicurazione per il tirocinante.

I tirocini sono, chiaramente, un importante elemento di raccordo tra Università e mondo del lavoro, che consente allo studente la possibilità di apprendere fuori dalla tradizionale aula e all’azienda di conoscere e vedere applicate le competenze del tirocinante come potenziale impiegato. Sarà forse questa la ragione per cui è sempre in aumento il numero degli studenti che svolgono un tirocinio post laurea?

Oltre alle norme vigenti che incentivano gli studenti a riguardo, c’è sicuramente la speranza e l’aspettativa da parte di quest’ultimi che dall’attività di tirocinio si possano acquisire valide competenze professionali. E nella maggior parte dei casi è anche vero: in media si calcola che solo un quarto degli studenti non svolge un’attività di tirocinio coerente con la disciplina di studio almeno per metà della sua durata, mentre la restante parte si dichiara soddisfatta delle attività svolte per più della metà della durata. Ciò è dovuto al fatto che, naturalmente, bisogna essere oculati nella scelta del tirocinio da svolgere, perché può capitare che lo studente si trovi a perdere tempo, svolgendo delle mansioni lavorative che esulano dalla materia di studio o che non rientrano nella prospettiva lavorativa futura del tirocinante.

Le statistiche, riportate da Alma Laurea (un consorzio interuniversitario), dimostrano oltretutto che gli studenti preferiscono in genere i tirocini fuori dall’Università, i quali, peraltro, risultano essere più efficaci nella formazione professionale e nell’organizzazione dell’attività rispetto a quelli svolti dentro l’Università. Il dato più interessante è però un altro: a parità di condizioni, infatti, si ritiene che per chi svolge stage o tirocini esiste circa il 12% di possibilità in più di trovare un’occupazione.

A questo punto, qualcuno penserà che, nonostante i tirocini diano maggiori possibilità per gli studenti che vogliono entrare nel mondo del lavoro, essi non siano certamente una garanzia di assunzione, dato che sono davvero in pochi coloro che, una volta terminato il tirocinio, vengono immediatamente assunti. D’altronde è proprio questo che prevede la legge: nessun obbligo di assunzione. Ma allora molti si chiederanno se vale la pena lavorare – perché spesso di lavoro a tutti gli effetti si tratta – a titolo gratuito per un’azienda, che nella maggior parte dei casi non ti farà mai un contratto lavorativo. Purtroppo, la bassa percentuale (circa il 20%) di assunzioni e contratti lavorativi ottenuti in seguito all’esperienza fa pensare che i tirocini possano rappresentare ancora, anche in seguito alla legge Fornero, un sistema con cui alcune aziende assumono “manodopera” a bassissimo costo, senza grandi pesi fiscali né impicci burocratici.

Pertanto se ci soffermiamo sull’aspetto delle assunzioni, probabilmente talvolta, anche a seconda della facoltà, il panorama può apparire un po’ sconfortante. Ma non bisogna scoraggiarsi. Malgrado tutto, gli stage e i tirocini costituiscono un’opportunità irripetibile di arricchimento e ampliamento delle proprie abilità e competenze, un’opportunità irripetibile per mettersi alla prova ed imparare.

Sofia Nicolosi

Sofia Nicolosi nasce a Catania il 16 settembre 1997. Laureata in Relazioni internazionali, sogna di poter avere un futuro nel giornalismo e nella comunicazione in ambito europeo e internazionale. Dopo la scrittura e lo storytelling, le sue grandi passioni sono i viaggi e lo sport. Tra i temi a cui è più legata: i diritti umani e i diritti sociali, l'uguaglianza di genere e la difesa ambientale. Contatti: s.nicolosi@liveunict.com

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