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Un nuovo modo di prendere appunti: la ricerca di Rachel Smith

A quanti di noi capita puntualmente a lezione di dover prendere appunti? Sicuramente annottare ciò che stiamo ascoltando è un modo per concentrarsi e mantenere alta l’attenzione anche per ore, memorizzare facilmente e avere un buon punto di riferimento da cui partire quando si inizia a studiare.

La blogger Rachel Smith, che lavora in un gruppo di consulenza Lavora per la società di consulenza The Grove Consultants International, a San Francisco propone “il metodo scientifico per prendere appunti”, un rivoluzionario metodo che spinge tutti a scarabocchiare durante riunioni, lezioni, conferenze, una traccia visiva di disegni e parole che facilita la concentrazione e affina le idee.

Vediamo meglio di che si tratta grazie alla traduzione di Federico Ferrone di Internazionale che ci parlaquanto affermato dalla Smith in merito a questo metodo “alternativo”.

Quanti di noi sono stati da bambini o anche da adulti richiamati da genitori o docenti, beccati a disegnare durante un discorso importante o la spiegazione di una lezione. Personalmente disegnare è sempre stato un modo per non distrarmi ma molte persone hanno interpretato male il mio intento. Come è successo alla Smith, quei “ghirigori” che appare un perditempo o “una che sogna a occhi aperti” appare per alcuni molto più utile di chilometriche pagine di appunti. Infatti rivela la Smith che i disegni la aiutavano a ricordare la lezione quasi a memoria. Grazie quindi al suo bagaglio culturale e alla sua personale esperienza acquisita con il tempo sul campo la Smith sostiene:

“Tutto questo, insieme alla ricerca e alle conversazioni con studenti e insegnanti, mi ha convinta che alle persone fa bene disegnare quello che ascoltano. Usare disegni e parole aiuta a collegare informazioni diverse, farsi un’idea più chiara del discorso e a ricordarlo meglio. Ora la mia missione è spingere gli studenti a disegnare in ogni corso e per ogni materia, dalla scuola materna fino all’università, e anche nella vita professionale”.

Ma allora è sbagliato prendere appunti? Secondo la Smith sì, dal momento che “lo scopo di prendere appunti dovrebbe essere quello di permettere a chi li ha presi di ricordarsi cosa è stato detto in classe. Quindi è giusto che gli studenti lo facciano in un modo che sia sensato per loro, indipendentemente da quello che pensa l’insegnante. Quando si scrive a mano non è possibile fissare tutto quel che si sente, per questo gli studenti tendono a riflettere e sintetizzare”. 

In particolare da uno studio condotto all’Università di Princeton in California risulta più utile prendere appunti a mano che al pc perché mentre al computer si ricalca parola per parola quanto detto a lezione dal docente, quelli presi a mano sono una formulazione più originale degli allievi, che costretti a sintetizzare ottengono risultati migliori. dando loro un vantaggio di comprensione e memoria.

 

IL METODO RIVOLUZIONARIO

“Invece di rimproverare gli studenti  perché disegnano dei panda o il logo di gruppi musicali ai margini dei loro taccuini, sarebbe molto più utile introdurli alla pratica di prendere appunti visivi. Immaginate cosa succederebbe se fossero in grado di prendere appunti in modo personale, che li aiuti a creare senso e a sviluppare connessioni.

Molti studenti sono venuti da me dopo che ho tenuto una conferenza dicendomi: ‘Finalmente capisco perché faccio così fatica ad ascoltare’. Per loro è straordinario scoprire che c’è un modo diverso per assorbire le informazioni. Se la cosa vi sembra sensata, allenatevi a prendere appunti visivi mentre ascoltate la televisione o un podcast. Mostrate gli appunti a un insegnante o a un genitore e spiegategli cosa stavate ascoltando. Fategli vedere come i vostri appunti vi aiutano a ricordare una parte più ampia di quel che avete ascoltato, e chiedetegli se potete prendere appunti in classe in quel modo”, conclude la Smith.

Ovviamente questo metodo va bene per alcuni, per altri no. Ma per coloro che decidono e sono motivati a usare questo nuovo metodo, si scopre un nuovo modo di relazionarsi al mondo. Vale la pena provare!
Maria Eleonora Palma

Autore - Sono nata il lontano 24 Novembre del 1993 a Vittoria, una piccola città in provincia di Ragusa. Mi divido tra Catania, dove frequento il primo anno della facoltà di Scienze e Tecniche Psicologiche, e la mia città natale che amo tanto e a cui sono legati ricordi, amicizie e impegni vari. Sono una persona piuttosto socievole e accogliente, amo fare nuove esperienze (per questo piuttosto spesso mi ritrovo in situazioni buffe e stravaganti, comunque… sorvoliamo la faccenda!). Mi piace molto scrivere, leggere libri di tutti i generi e sono da ormai 4 anni educatrice in ACR (Azione Cattolica Ragazzi). I bambini sono il mio piccolo laboratorio: mi piacerebbe in futuro lavorare con loro, e grazie a questa opportunità ho scoperto pian piano che i bambini non sono dei piccoli “mostriciattoli capricciosi”, anzi un continente di emozioni, pensieri e comportamenti da scoprire. E’ molto bello e gratificante lavorare e avere a che fare con loro, spesso sono più sensibile e profondi degli adulti. Mi piacciono gli animali, anche se per ragioni di spazio, non ne tengo alcuno a casa. L’ultimo libro che ho letto è Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, uno dei miei libri preferiti, riletto più volte, questa è la terza, e credo uno dei testi meglio riusciti sull’autismo infantile. Non appena riuscirò a ritagliarmi un po’ di tempo, vorrei iniziare un corso di fotografia. Quello che mi manca è la Reflex, ma questo non è un problema.

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Maria Eleonora Palma

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