Il polo di Agrigento, sede di diversi corsi di studio, rischia la chiusura. In questi giorni, sono tanti gli studenti che si stanno mobilitando per evitare che ciò accada. Ecco l’intervento di una studentessa che frequenta il corso di Architettura.
“Da qualche anno a questa parte gli studenti del Polo didattico di Agrigento si ritrovano a dover affrontare sempre la stessa critica ambiguità: che ne sarà del polo didattico di Agrigento? Riusciremo ad ultimare qui gli studi come da contratto o verremo trascinati a Palermo dove le aule sono già sovraffollate per gli studenti che vi frequentano, figuriamoci per i ragazzi che dovrebbero arrivare dalle sedi decentrate?
Eppure paghiamo le tasse come i milioni di studenti del mondo: intanto ci sentiamo penalizzati e riceviamo in cambio il minimo indispensabile in un fiume di disservizi e mancanze. E allora ci chiediamo vale davvero la pena continuare a mantenere un polo che al momento funziona poco? Siamo in prossimità di esami e la condizione è sempre più critica: saltano alcune lezioni per andare a Palermo a protestare o per partecipare alle assemblee e studenti pronti a manifestare il proprio malcontento.
Ormai è di dominio pubblico che l’Università degli Studi di Palermo ha deliberato la chiusura dei due corsi di laurea in architettura, giurisprudenza e beni culturali per il prossimo anno accademico. Chiudere architettura e giurisprudenza significa chiudere i principali canali di attrazione, significa chiudere quei corsi che, concedetemelo, funzionavano meglio, senza tra l’altro ricevere alcuna giustificazione e chiarezza. Agrigento è un terreno fertile per gli studi in architettura e chiudere questo corso significa offendere l’immenso patrimonio artistico culturale presente. La scelta di mantenere servizi sociale appare una scelta dettata dalle esigenze del territorio, ma ritengo che allo stesso tempo servono professionisti quali giuristi e architetti. Tra l’altro il corso di architettura era una piccola eccellenza per l’Università di Agrigento e vanta tanti studenti, oggi professionisti, meritevoli e brillanti che hanno fatto carriera in tutto il mondo.
Intanto al polo esplode la rabbia e il malcontento tra gli studenti che si attivano facendo firmare petizioni contro la chiusura del Polo e sottoponendo a tutti gli studenti frequentanti un sondaggio: cosa faresti se chiudesse il Polo didattico di Agrigento? Le opzioni a cui è possibile rispondere sono tre: mi trasferisco a Palermo, cambio università, cerco lavoro e non continuo gli studi. Ed è allarmante il pesante risultato riscontrato: sono in molti a non potersi permettere il costo aggiuntivo di Palermo che, si sa, è una città notevolmente più cara di Agrigento e che quindi se il polo si chiudesse si ritroverebbero a cercar lavoro, dopo gli anni di sacrifici.
Un’altra buona maggioranza vuole tagliare i ponti con Unipa e cambiare ateneo, sia come forma di protesta sia per le difficoltà riscontrate. Viene meno un diritto allo studio e il senso del sondaggio, da consegnare direttamente al rettore Fabrizio Micari, è quello di far capire che, con questa scelta, “avranno sulla coscienza” la formazione di tantissimi studenti. Ieri, in occasione della riunione studenti- lavoratori che c’è stata nella sede di via Quartararo, esplode la protesta di Policarpo, rappresentante degli studenti al Consiglio degli Studenti: “Non siamo ascoltati, abbiamo davanti un interlocutore disinteressato. Abbiamo presentato un documento con il quale mettevamo in luce i tanti contro a cui andrebbe incontro l’Università degli Studi di Palermo disattivando i corsi di architettura e giurisprudenza ma senza ricevere riscontro. Chiediamo al rettore trasparenza e giustificazioni” conclude. Questa mattina si svolge la riunione che vede coinvolti i tre soci fondatori del Cupa con l’intento di promuovere una nuova governance che riprenda in mano la situazione.
Nel frattempo a infiammare ulteriormente gli animi di tutti gli studenti dell’Ateneo è la drastica riduzione degli appelli a partire dal prossimo anno. Infatti è stato approvato il nuovo calendario didattico “unificato”, cioè valido per tutti i corsi di laurea dell’Ateneo di Palermo. La riduzione degli “appelli” è stata determinata dal Senato accademico e dal rettore Fabrizio Micari nella delibera del 9 maggio e sarà efficace dal prossimo gennaio 2017. La decisione penalizzerà tutti gli universitari, che vedranno ridotta la possibilità di sostenere gli esami e completare così in tempo il proprio percorso di laurea, ma a essere principalmente penalizzati i giuristi che vedranno ridursi da dieci a otto il numero di appelli disponibili durante l’anno”.