Il 29 aprile si terrà il convegno “Sicilia frontiera del Mediterraneo”, promosso da Lions e dall’Università degli studi di Catania. Per l’occasione, verrà premiato il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, protagonista di Fuocoammare”.
C’è anche Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che è diventato uno dei protagonisti del docufilm “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi premiato al Festival di Berlino con l’Orso d’oro per il miglior film, tra gli ospiti di spicco del convegno “Sicilia frontiera del Mediterraneo” che si terrà venerdì 29 aprile alle 16, nell’aula magna del Palazzo centrale dell’Università di Catania.
L’incontro, promosso dal Distretto Lions Sicilia 108Yb e dall’Ateneo affronterà il tema delle migrazioni e dell’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni europee, che deve far scaturire una nuova strategia politica e culturale finalizzata a restituire dignità all’essere umano, senza distinzione di razza, religione o estrazione sociale.
Il Mediterraneo – per secoli centro di vita, di commercio e di fruttuosi scambi -, da qualche anno è diventato un mare di morte: fra le sue onde sono scomparse migliaia di persone, tutte in fuga in cerca di un domani migliore, tutte spinte da povertà, dittature, guerre e terrore, verso una scommessa difficile da vincere. Per questa ragione, nel corso del convegno, sarà consegnato al dottor Bartolo, che dirige il poliambulatorio di Lampedusa e da anni esegue la prima visita ad ogni migrante che sbarca nell’isola, un riconoscimento per l’impegno e la passione sempre profusi nella cura delle persone: impegno e passione che, insieme alla grande umanità degli abitanti di Lampedusa, sono stati raccontati mirabilmente nella pellicola di Rosi che ha saputo, più e meglio di tante parole, testimoniare con la forza delle immagini la tragedia dei migranti e la drammatica portata di questo fenomeno destinato, purtroppo, a non arrestarsi.
«Nei prossimi anni – spiega Francesco Bizzini, delegato distrettuale del Comitato Lions “Sicilia frontiera del Mediterraneo” – la popolazione dei Paesi ricchi rimarrà stazionaria e invecchierà, quella dei Paesi poveri raddoppierà. Questo vale in modo particolare per il continente africano. Le stime demografiche valutano che entro il 2050 in Africa avremo oltre 1,8 miliardi di individui contro gli attuali 800 milioni. Il mondo non può più pensare di lasciare in condizioni invivibili il 20% della popolazione; innumerevoli le responsabilità dell’Occidente che hanno contribuito a causare l’attuale situazione». In questo contesto lo sviluppo è l’unica vera “libertà”, tanto dal bisogno quanto dalla violenza: «Se non si creano le condizioni per una vita accettabile, i poveri e i perseguitati continueranno a fuggire».
Il convegno si aprirà con gli indirizzi di saluto del rettore Giacomo Pignataro, del direttore del dipartimento di Scienze politiche e sociali Giuseppe Barone, del prefetto di Catania Maria Guia Federico e del sindaco Enzo Bianco. Bizzini darà quindi il via agli interventi che saranno introdotti dalla relazione dello storico Federico Cresti, docente di Storia dell’Africa all’Università di Catania. Seguiranno le relazioni di Riccardo Clerici (responsabile dell’Unità Protezione per l’Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), Francesco Rizzi (Segretario Generale dell’Unione delle Università del Mediterraneo), Izzedin Elzir (presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia e Imam di Firenze), Gaetano Zito (vicario episcopale per la Cultura dell’Arcidiocesi di Catania), il prefetto Rosetta Scotto Lavina (direttore centrale per le Politiche dell’Immigrazione e dell’Asilo del Ministero dell’Interno) che definiranno il contesto attuale e le possibili strategie. Concluderà i lavori il Governatore del Distretto Lions 108 YB Francesco Freni Terranova.