Polemica su quanto detto ieri dal musicista, presso l’aula magna di Ingegneria dell’università di Palermo.
Vecchioni intreccia parole di pesante invettiva sulla Sicilia, in quella che gli studenti presenti all’incontro hanno definito una “sparata rabbiosa”.
Il professore cantautore, era stato invitato a partecipare all’incontro “Mercanti di luce. Narrare la bellezza tra padri e figli“, organizzato dall’associazione Genitori e figli, per parlare di cultura e bellezza. Una volta impugnato il microfono però, il colpo di scena : “Credete che sia qua soltanto per sviolinare? No, assolutamente. Arrivo dall’aeroporto, entro in città e praticamente ci sono 400 persone su 200 senza casco e in tutti i posti ci sono tre file di macchine in mezzo alla strada e si passa con fatica. Questo significa che tu non hai capito cos’è il senso dell’esistenza con gli altri. Non lo sai, non lo conosci. E’ inutile che ti mascheri dietro al fatto che hai il mare più bello del mondo. Non basta, sei un’isola di merda“, riporta La Repubblica.
“La filosofia e la poesia antiche hanno insegnato cos’è la bellezza e la verità, la non paura degli altri, in Sicilia – ha continuato – questo non c’è, c’è tutto il contrario. Sinceramente no, io non amo la Sicilia che non si difende. Non amo la Sicilia che rovina la sua intelligenza e la sua cultura . Che quando vado a vedere Selinunte, Segesta non c’è nessuno. Non amo questa Sicilia che si butta via. Mi dà un fastidio tremendo che la Sicilia non sia all’altezza di se stessa”, ha concluso. L’aula ha cominciato a svuotarsi in segno di protesta e l’incontro è durato appena un’ ora.
“La parola non è un oggetto casuale, un codice di comodo: è storia, l’intelligenza che adatta o reinventa, l’emozione che dà accenti, ritmi, soavità e burrasca, aspetto, volto alla muta condizione del cuore” scrive Vecchioni nel suo racconto “Il libraio di Selinunte”.
Come interpretare dunque la sua “sparata rabbiosa”: sterile invettiva o stimolo al miglioramento?