Si è spento Giuseppe Giarrizzo. Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia per oltre trent’anni, il prof. Giarrizzo è stato ricordato dall’Università di Catania come “uno dei suoi intellettuali più prestigiosi”, a cui si deve tra l’altro l’ubicazione della sede del Dipartimento di Scienze umanistiche al Monastero dei Benedettini.
Sono tante le persone che, dopo aver appreso la triste notizia, lo hanno ricordato con parole affettuose e di stima. Il prof. Granozzi lo ricorda così su Facebook: “Non ho mai guardato a lui come al mio ‘maestro’, ma sarebbe assurdo sostenere di non essere stato profondamente influenzato. Come molti altri, come tutti. Nel bene e nel male ha forgiato la Facoltà di Lettere dell‘Università di Catania non da barone universitario ma come un Principe. Il suo gusto del potere e un certo cinismo furono sempre mediati da un’intelligenza fuori dal comune, da un’acutezza di giudizio e da un’esperienza soverchianti. Egli garantiva (per tutti) che in questa università fosse possibile mantenere un rango di apertura europea e ambizioni intellettuali smisurate”.
“La città commossa rende omaggio al suo illustre figlio – ha detto Bianco – Catania gli deve molto, non soltanto per aver forgiato le coscienze di generazioni di studenti, ma per aver restituito alla città quel gioiello che è il Monastero dei Benedettini. Giarrizzo non era soltanto un uomo coltissimo e acuto, un intellettuale raffinato, accademico dei Lincei e storico di fama nazionale con collegamenti internazionali. Prima di tornare a Catania, nel 1957, per affermarsi come erede della grande tradizione della storiografia meridionalista, aveva lavorato a Londra, Oxford, Edimburgo, Leida. All’ombra dell’Etna si era affermato come una delle coscienze del Meridione”.
“Catania – ha concluso il Sindaco – deve molto a Giuseppe Giarrizzo. Per esempio per aver restituito alla città quel gioiello che è il Monastero dei Benedettini, restaurato con l’architetto Giancarlo De Carlo nei trent’anni in cui Giarrizzo fu preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università. E formò generazioni di studenti forgiando soprattutto le loro coscienze. L’ultimo dei suoi numerosissimi libri lo dedicò, qualche anno fa, proprio a Catania e alla sua storia, scritta a quattro mani con Maurice Aymard, in cui veniva sottolineata soprattutto la vitalità di questa città abituata da sempre a saper ricominciare dopo qualunque avversità“.
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