Messina senz’acqua e strade interrotte, la triste realtà della Sicilia

L’emergenza idrica di Messina e le problematiche di altre città siciliane sono nell’occhio del ciclone mediatico. Al contempo il Governo diffonde il Masterplan per il Mezzogiorno. Cosa aspettarsi?

Da qualche giorno gira la notizia della promozione del MasterPlan per il Mezzogiorno da parte del governo italiano, documento che intende rilanciare l’economia delle regioni meridionali partendo dalla rivalutazione delle infrastrutture sino al supporto delle aziende. Sembra cadere a pennello la diffusione di questo testo, in particolare per la Sicilia, in un momento in cui è balzata alle cronache per autostrade interrotte e  soprattutto per l’acqua.

È un dato inquietante che dal 24 ottobre la città di Messina sia privata di una normale erogazione idrica poiché, dopo una prima riparazione del 31 ottobre, il terreno in cui passa la conduttura nei pressi di Calatabiano (CT) è stato nuovamente colpito da una frana. Oggi un messinese vive esattamente come ai tempi dei nostri bisnonni: l’acqua è distribuita a giorni per supplire alla mancanza nelle diverse zone della città, quindi è necessario “raccoglierla e farne buon uso”. In tutto ciò la speculazione trova spazio e ci sono casi di vendita d’acqua al mercato nero! Non mancano i colleghi di Messina nell’Ateneo catanese, che sono in difficoltà, come non mancano ragazzi di Gela, Enna, Palermo, Caltanissetta, Agrigento, ma non sono città citate a caso.

Da tempo i gelesi sono costretti a vivere senza acqua, erogata di notte ogni due/tre giorni se non una volta a settimana e addirittura in alcuni casi interdetta per la presenza di batteri fecali. La petizione “Gela come Messina” su change.org sta raccogliendo sempre più firme ed è stata lanciata da quattro giovani professionisti della sesta città più popolosa della Sicilia; giovani come quelli di #buioamezzogiorno, comitato messinese promotore di un’altra iniziativa sullo stesso sito. Il testo, di cui è destinatario il ministro Delrio, pone l’accento anche su altre gravi situazioni: il crollo del viadotto Himera il 10 aprile 2015 “divide” ancora oggi Catania da Palermo e i lavori di demolizione della prima campata, iniziati il 10 ottobre, saranno conclusi a dicembre, quando si potrà verificare se la parte di carreggiata rimasta intatta sarà in grado di collegare i due grandi centri siciliani; a Enna ha ceduto parte della strada panoramica causando l’evacuazione di alcune famiglie e alla chiusura del tratto. Batteri nell’acqua fornita ai serbatoi comunali sono stati trovati anche ad Agrigento e in alcuni paesi della sua provincia, portando inevitabilmente alla sospensione dell’approvviggionamento idrico; dai rubinetti nisseni, invece, esce acqua mista a sabbia.

Il MasterPlan per lo sviluppo del Sud dispone di 95 miliardi destinati alle città metropolitane; Catania e Palermo sono state inserite nel piano e si auspica che gli interventi prioritari per infrastrutture e servizi di pubblica utilità siano effettivamente la “nuova direzione di marcia che si vuole imprimere alla Regione o alla Città e della potenzialità nell’attrazione di capitali privati nonché della tempistica di realizzazione”. Messina, purtroppo, in queste stesse ore in cui il Governo dichiara lo stato di emergenza, è stata esclusa dalla ricezione dei fondi, salvo modifiche o ridefinizioni del Patto per la Sicilia che sarà stipulato dalla cooperazione di Governo-Regioni-Città metropolitane.

L’incontro-scontro di fatti e idee, di problemi e soluzioni è vivo agli occhi dei Siciliani, ma quel pizzico di umorismo nero che a volte ci contraddistingue ci fa pensare: “Quando la goccia che farà traboccare … la pazienza?”.

Barbara Minutoli

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