La Tesi è il momento finale di un percorso pieno di ostacoli e tutti noi sogniamo che l’epilogo dei nostri studi accademici non si trasformi in un incubo senza soddisfazione.
Tutti gli studenti, di qualsiasi dipartimento, vorrebbero un professore disponibile, che assecondi il loro modo di ricercare le fonti, li accompagni nella compilazione e li aiuti a scegliere un argomento interessante e in linea con gli interessi del laureando.
Purtroppo spesso tutte queste aspettative vengono frustrate, per una serie di motivi che non sono analizzabili e che sono talmente vari da essere specifici dell’esperienza del singolo.
Abbiamo già analizzato i relatori e le tesi di un campione di studenti del dipartimento di Lettere e Filosofia qui.
Qui abbiamo analizzato i dati forniti dal COF – Centro di Orientamento e Formazione su un campione di 412 laureati in Giurisprudenza (magistrale) tra Luglio 2013 e Luglio 2014.
Ovviamente sappiamo che i dati potrebbero non essere completi e che da Luglio dello scorso anno sono cambiate molte cose tra le cattedre, ma una statistica su un così vasto campione di dottori potrà comunque essere utile a chi dovrà approcciarsi a questa ardua e fondamentale scelta.
I PROFESSORI PIU’ SCELTI – Il professore che durante la finestra temporale analizzata ha vantato più tesisti è il professore Amato, docente di Filosofia del Diritto e Biogiuridica, con 49 studenti, seguito da Cascio (35), Bettetini (33), Castorina(28) e Siracusano (28).
LE MEDIE PIU’ ALTE – Così come accade per molti altri dipartimenti, anche qui i professori più gettonati non sono quelli con la media più alta di voto di laurea, anzi. Sono proprio i professori con meno tesisti ad eccellere nelle medie, in testa il professor Raiti, Diritto Processuale Civile, con ben 107, seguito da Vigo (104.4), Maugeri (104.2), Savino (103) e Alaimo (102.2).
E’ facile notare come, in linea generale, i voti di laurea a Giurisprudenza, quantomeno a Catania, non sono molto alti e le medie si mantengono perlopiù sotto il 100. Gli studenti denunciano da anni questo squilibrio tra impegno profuso, voti ottenuti e difficoltà del corso rispetto al voto di laurea.