
Antonino Caponnetto, capo dell'Ufficio Istruzione di Palermo, con i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino negli anni intensi dell'attivita' del pool antimafia in un'immagine del 1986. ANSA / ARCHIVIO FAMIGLIA BORSELLINO
Lucia, Fiammetta e Manfredi Borsellino, in occasione della consueta commemorazione del padre, Paolo Borsellino, non parteciperanno alle relative cerimonie che si svolgono da ventitré anni, ogni 19 luglio.
Una scelta radicale, diversa che induce alla riflessione, quella che i fratelli Borsellino, figli del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia ventitré anni fa, quest’anno hanno intrapreso.
“Il 19 luglio? Non ci sarò. Mi sono messo di turno al lavoro, a cercare di fare qualcosa di concreto, non ho tempo per commemorazioni senza senso. Per me, appassionato di calcio, i memorial sono quelli sui campi, non ne esistono altri”. Queste le parole di Manfredi Borsellino, rilasciate a La Stampa.
La scelta di non prender parte alle cerimonie di commemorazione della morte di Borsellino, arriva quasi in contemporanea alle dimissioni di Lucia Borsellino dalla carica di assessore presso la giunta regionale e costituisce un segnale evidente e forte. Un segnale che mira a far comprendere che l’antimafia, o meglio che la mafia non si combatte con le parole, con le commemorazioni, se a queste non seguono i fatti; se al “no alla mafia” non si accompagna una materiale denuncia per una richiesta di estorsione, non ci si oppone alla corruzione, alla richiesta di tangenti per appalti pubblici, se insomma non si riesce a essere davvero, quotidianamente, vessillo della legalità, a nulla potranno mai servire le commemorazioni di un solo giorno.
I fratelli Borsellino, attraverso il loro allontanamento dai “riflettori” e dalle grandi cerimonie, vogliono portare in luce l’antimafia dei fatti e non solo delle parole, ciò che in sostanza era Borsellino: agire per non dimenticare.
Commemorare la morte di un uomo come Borsellino che mirava alla concretezza, che è morto per lottare contro un sistema corrotto e mafioso, implica dunque uno sforzo maggiore: per onorare la sua memoria, non è possibile fermarsi alle cerimonie, ma bisogna compiere un passo ulteriore e più importante, quello dell’azione, affinché la legalità non resti un concetto astratto, ma sia il faro che illumini il nostro agire quotidiano.
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