Giorni fa la proposta: “e se stasera andassimo a ballare?”. Non ricordavo l’ultima volta in cui andai in discoteca così estremamente euforica mi preparavo per la serata. Seleziono le mie scarpe di varie centinaia di euro, le più belle che abbia in questo momento nell’armadio, una minigonna e canotta in seta nera e pochette alla mano.
Arriviamo al primo locale, estremamente presto, così presto da sentirmi Ficarra e Picone nel film Nati Stanchi. Passa un’ora, qualche cocktail, un paio di sigarette ma la serata ancora non decolla così decidiamo di andare in un’altra discoteca, quella dei giovani per intendersi, ma arrivata lì un immenso senso di inadeguatezza mi ha fatto capire che non sono più una liceale.
1. Fila interminabile davanti le casse che non ne facevo una così dall’ultima volta alle poste. Ansia e voglia estrema di gridare a voce di testa “sono incinta” per superare queste decine di teste con doppi tagli ma la maggior parte delle ragazzine accanto a me non aveva avuto ancora neanche il menarca e così ho preferito tacere.
2. Arrivati alla cassa decido di offrire io a un mio amico asserendo che potevo perché avevo da poco percepito la quattordicesima e a un tratto un ragazzo accanto si introduce nella discussione raccontando che anche lui una volta aveva vinto 10 euro col gratta e vinci.
3. Con la sabbia dentro le scarpe mi dirigo verso la pista. Lì vedo ragazzine tutte rigorosamente con mini mini shorts e mini mini crop top, tutte tacchi vertiginosi o con invidiatissime Superga. Io sembravo la madre che stava andando a recuperare la figlia scapestrata in discoteca.
4. Per stemperare un po’ gli animi punto subito il bar, un solo pensiero poteva far prendere un verso diverso a quella serata e quel pensiero aveva un nome: vodka lemon. Cerco di confondermi tra la folla con fare da teen quando il barman ad un tratto: “prego signora, per lei?”.
5. Triste e sconsolata mi siedo e comincio ad ammirare gli outfits di questa nuova generazione, maglie super colorate per gli uomini, t-shirt che arrivano alle caviglie e avendone un esemplare accanto chiedo, indicando la maglia: Marcelo Burlon? Lui mi risponde: “no, questo ancora non l’ho studiato a scuola”.
6. Erano già le 02:00, i miei piedi erano deceduti e i miei occhi tendevano al chiuso per ferie. Avevo già una giornata di lavoro alle spalle e guardavo loro, questa orda di spensierati che si sarebbero goduti così questi 3 mesi di estate. Molti erano appena arrivati in discoteca, io non vedevo l’ora di andar via.
7. Tappa bagno con le mie amiche facendo slalom tra il vomito, qualche tizia morta a terra e un paio di coppie che pomiciavano come se non ci fosse un domani. Stile contorsionista attuo tutte le posizioni possibili affinché non toccassi il water e ci riesco. Esco e trovo altre ragazze che, con estrema naturalezza, si depuravano stile cane al centro della spiaggia.
8. Ferme su un muretto, si avvicina un ragazzo a me e alle mie amiche, non vi nego che ero entusiasta all’idea di aver potuto fare colpo. “Volete pillole?” ci chiede, “se hai un’ Aulin mi fai contenta”.
9. Alle 04:00 circa comincia la musica anni ’90, la più bella di sempre, le sapevo tutte, era il mio momento. Entro in pista e salto e canto “ohiiii Mariaaaa, ti amoooo”, apro gli occhi, mi guardo attorno, nessuno sapeva le parole di quel testo che ha fatto la storia e che so sillaba per sillaba senza neanche respirare.
10. Arriva il momento di andare via, non avere la forza di tornare al parcheggio che distava circa 6 km dalla discoteca, dolore atroce ai piedi, così forte da impietosire anche i parcheggiatori che gentilissimi mi hanno offerto la loro prestigiosa seduta di lavoro. Nel frattempo vedevo ancora ragazzi ballare, prendere bottiglie dal cofano delle macchine e bere e ancora ballare.
Cos’ho capito da questa serata? Che ogni età ha una sua fase, che la mia non comprende più certe cose, che sicuramente non farò mai uscire mia figlia prima dei 36 anni e che i piedi fanno male anche se hai un paio di scarpe bellissime!