Per tutti gli italiani superstiziosi esiste un paese il cui nome è meglio non pronunciarlo.
Colobraro è un comune, di poco più di un migliaio di abitanti, in provincia di Matera e il significato del nome possiede sfumatura “sinistra”. Ad affermare ciò non sono gli abitanti o i turisti moderni, ma un antico cronista locale: «Se columbarium, apiarium, formicularium indica luogo che raccoglie e nutrica colombi, api, formiche, Colubrarium indicherà luogo che contiene o produce serpi, colubri».
Il paese che porta iella è stato ribattezzato come “paese innominabile” tanto da essere chiamato “quel posto”.
La maledizione risalirebbe a un aneddoto, forse inventato, legato a un lampadario rottosi circa sessanta anni fa. Si racconta che un certo don Virgilio, podestà di Colobraro, minacciò che se non avesse detto la verità il lampadario sarebbe caduto. La sorte, o forse è meglio chiamarla sfortuna, volle che il lampadario si rompesse ed essendo ricoperto di aculei uccise i malcapitati che avevano dubitato delle sue parole.
Da quel momento la “sfiga” si impossessò del piccolo paese in provincia di Matera e gli abitanti dei paesi limitrofi iniziarono a parlare di Colobraro come un luogo il cui nome non doveva essere pronunciato.
Gli abitanti del paese talvolta sono infastiditi da queste dicerie, alcuni non ne vedono la causa e altri sottolineano il cambiamento, in positivo, del loro paese negli ultimi anni. Per decenni lucani e non vi si sono recati per svolgere pratiche magiche.

Gli abitanti del paese hanno trasformato la cattiva fama in buona accoglienza attraverso numerose iniziative che mettono in scena il fantastico, il magico e dunque la superstizione per fare di questa diceria un punto di forza per il turismo del posto.
Per visitare “quel posto” occorrerà indossare l’amuleto e lasciarsi condurre nelle vie di Colobraro guidati dai racconti magici.














