«Un editore è quasi sempre un voyeur. Ama la letteratura ma soffre di impotenza». Una triste notizie avvolge il mondo letterario, all’età di 93 anni si spegne il grande editore Livio Garzanti.
Una figura di grandissimo spicco nazionale e internazionale, portavoce dei valori di un dopoguerra senza speranza.
Figlio di Aldo Garzanti, dal quale eredita la direzione dell’omonima casa editrice, Livio Garzanti comincia la sua attività già negli anni ’40 con la direzione della prestigiosa rivista culturale «L’illustrazione italiana», fondata dall’editore Treves. Nel 1952 arriva alla guida della Garzanti e nel 1955 lancia Pier Paolo Pasolini pubblicando Ragazzi di vita. Il rapporto tra Livio e Pier Paolo Pasolini rimane uno degli aspetti storico-politici della letteratura italiana più interessanti del secolo. Un libro, l’esordio del poeta di Casarsa, che finì anche in tribunale nel 1956 per il reato di oscenità. Sempre grazie a lui arriva Quer pasticciaccio brutto di Carlo Emilio Gadda e Memoriale di Paolo Volponi. Nel 1961, alla morte del padre Aldo, diviene presidente della casa editrice e pubblica autori come Jorge Amado, Truman Capote e Goffredo Parise. È autore di vari romanzi, tra i quali L’amore freddo. La sua passione per la filosofia e soprattutto per Platone si concretizza nel saggio Amare Platone: una riflessione sul Fedro, il dialogo del celebre filosofo greco nel quale si parla dell’amore, che Garzanti dedica alla Lagorio. È stato anche scrittore di vari romanzi, si laureò in filosofia.
La camera ardente si aprirà lunedì mattina nella Sala Garzanti (in via della Spiga n.30, a Milano, nel palazzo che ha ospitato la casa editrice, e che dalle ore 14 ospiterà anche la commemorazione funebre civile).