Medicina: troppi ricorsisti, non c’è posto negli atenei

Il Tar ammette a medicina nuovi ricorsisti ma le strutture delle facoltà non risultano idonee: studenti cacciati dalle aule o costretti a fare lezione sul pavimento.

Da anni lo Studio legale Avvocato Michele Bonetti & Partners porta avanti, per conto dell’Unione degli Universitari – il primo sindacato studentesco Italiano – e in rappresentanza di migliaia di aspiranti matricole, una complessa e articolata battaglia legale contro il meccanismo del “numero chiuso”, battaglia che quest’anno è stata portata avanti soprattutto dalle aspiranti matricole della Facoltà di Medicina e Chirurgia.

Ma, quali sono le reali conseguenze dell’ammissione degli studenti in sovrannumero?

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Molti atenei italiani si sono trovati a fare i conti con quasi il doppio delle matricole previste: forti disagi, dunque, a causa delle strutture non idonee e delle aule non abbastanza capienti, per il ritardo e, in alcuni casi, la sospensione momentanea delle lezioni. Alcuni atenei ricorrono addirittura a lezioni in streaming e videoconferenze, altri hanno momentaneamente sospeso le lezioni posticipandole a gennaio per potersi munire di strutture adeguate all’arrivo dei ricorsisti. Nel caso più estremo, a Bari, le matricole riammesse sono state cacciate fuori dall’aula perché troppo rischioso: ogni docente viene invitato, infatti, a verificare le condizioni in cui si svolgono le lezioni tenendo conto delle norme di sicurezza.

In altri casi gli studenti sono stati costretti a tenere le lezioni sul pavimento, come accaduto alle matricole di Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica, a Catania, che, appartenendo alla facoltà di Professioni Sanitarie seguono le lezioni insieme agli studenti di Medicina e sono stati costretti a fare lezione sui gradini dell’aula.

Alessandra Presti

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Alessandra Presti

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