C’è viale Africa che racconta la storia di un’economia passata nel ricordo collettivo di un’epoca industriale ormai superata; c’è uno spaccato di Vulcania che decodifica in maniera drammatica l’esperimento edilizio che racchiudeva aspettative commerciali e nuove atmosfere urbane; c’è Palazzo Bernini che, nell’intento di raccordare aree aperte e agglomerati urbani, si trasfigurava in monumento di degrado.
«Nelle “Proiezioni urbane” dei professionisti etnei – ha sottolineato stamattina il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania, Santi Maria Cascone – c’è il degrado, l’abbandono, il grido d’allarme, la richiesta implicita di riqualificazione, la voglia di risanare le fratture che hanno inaridito il territorio. Ma non c’è solo denuncia, c’è anche il Lungomare, il centro storico, il mercato cittadino, la costa su cui s’innesta il paesaggio urbano, gli spazi che vengono popolati dai cittadini e si riconfigurano nella loro vivibilità». È un viaggio nel presente e nella cronaca, quello che si scorge percorrendo i corridoi del Dicar (Dipartimento di ingegneria civile e architettura della città universitaria), dove è stata allestita e inaugurata la mostra frutto del concorso fotografico promosso da Ordine e Fondazione degli Ingegneri di Catania, in collaborazione con l’Osservatorio Itaca, l’Università di Catania e Acaf.
«Grazie al lavoro della commissione giovani e in particolare di Giuliana Saitta e Irene D’antone – continua Cascone – l’iniziativa ha riscosso grande successo, con la partecipazione di 50 autori – tra professionisti e studenti – che hanno rappresentato il contesto urbano, in termini di spazio costruito e spazio aperto (queste le due sezioni del concorso) con l’obiettivo di porre l’attenzione su brani di città oggi di identità incerta e di difficile fruibilità».
Diverse inquadrature, diverse angolazioni, grazie allo sguardo di chi, il capoluogo etneo, lo conosce nelle sue sezioni, nei suoi volumi e nelle cromie, nell’edificabilità dei terreni, nel percorso urbanistico che ha caratterizzato le scelte politiche: «Quella offerta dai partecipanti – ha continuato Aldo Abate, presidente della Fondazione Ingegneri – è una lettura non solo tecnica, ma sociale e culturale. Con forte teatralità, espressività e, a volte, anche un po’ di sarcasmo, la città si ripropone agli occhi dei fruitori, con nuove interessanti chiavi di lettura».
Al convegno hanno preso parte: il direttore Dicar Enrico Foti; il vice presidente dell’Ordine Architetti Catania Sandro Amaro e il presidente della Fondazione Paola Pennisi. Seguiranno le relazioni di Sebastiano D’Urso (docente Università etnea), Giuseppe Pappalardo (Acaf), Adriano Russo (fotografo professionista).
I Premiati
Sezione “Città costruita”: primo premio all’immagine I Tagli (Viale Africa) di Antonio Pedroli (ingegnere); secondo premio all’opera Luce Attorno (Vulcania) di Angelo Maltese (studente); terzo premio alla foto di Antonino D’Accurso (ingegnere) dal titolo Palazzo Bernini. Menzione speciale all’opera di Cristina Tortorici (ingegnere) dal titolo Prospettive in canoa (le Ciminiere viste dal mare).
Sezione “Città aperta”: primo premio all’opera Barriere (Lungomare) di Claudio Zampaglione e Annamaria Pisani (studenti); secondo premio all’opera Amor Materno (Acitrezza) di Sara Klizia Grasso (ingegnere); terzo premio all’opera Caos Calmo (Zona fiera) di Grazia Maria Nicolosi (ingegnere); Menzione speciale a Antonio Pedroli (ingegnere) dal titolo Fantasmi (Viale Africa).