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Intervista a The Niro, tra musica e cinema francese.

L’associazione cultural-musicale LAB.I.M., in collaborazione con l’Assessorato Eventi e Manifestazioni del Comune di Linguaglossa (CT) e col contributo delle attività commerciali aderenti, presenta il ROCK REPUBLIC³. Nell’ambito della Manifestazione, LiveUniCt ha incontrato “The Niro”, e l’ha intervistato.

In qualche intervista ho letto che il nome The Niro è stato scelto per la band con la quale suonavi prima come tributo alla tua seconda passione, il cinema, e poi hai deciso di tenerlo come nome d’arte. Qual è il tuo rapporto con il cinema?
E’ un rapporto d’amore, sono innamorato del cinema da quando ero ragazzino ed  anche la musica in realtà si è accompagnata al cinema fin dall’inizio. Quando guardavo film che amavo, spesso abbassavo l’audio e ci suonavo colonne sonore alternative. Così ho iniziato a scrivere canzoni dal sound tipico delle colonne sonore. Ed infatti le persone che ascoltavano le prime canzoni, mi recensivano dicendo che sembrava “musica da film” . Questo mi ha portato nel momento in cui fondai la band, a decidere di chiamarla “The Niro” per fare un tributo al cinema . All’epoca il nome mi sembrava adatta sia al contesto italiano, che a quello estero.

Quindi uno dei tuoi film preferito è Taxi Driver?
(Ride) Sicuramente tanti film con De Niro sono tra i miei preferiti, ma sono molto più legato alla Nouvelle Vague, ai film francesi, a registi come Truffaut, Rohmer, quindi diciamo che in effetti molto poco De Niro! (Ride). Mi piace il primo Polanski (ride), comunque la Nouvelle Vague è il più grande amore, ma guardo tutto, mi piace immergermi nei film, guardo tutto. Guardo anche horror, ed anche i film brutti!

Anche I B-movie, film di serie z?
Tutto, anche gli horror oltre la serie z. (Ride)

Nel 2007 hai aperto il concerto a Carmen Consoli, e hai diviso il palco con Amy Winehouse, i Deep Purple e molti altri artisti. Hai suonato in Italia e all’Estero, hai trovato delle differenze di interazione tra gli artisti stranieri ed italiani?
Gli artisti  di fama mondiale hanno un approccio diciamo.. mondiale!  Amy Winehouse non si presentò durante il soundcheck,  i Deep Purple sono delle star, sono passati anni, ma restano delle star. In ambito italiano Carmen Consoli è una star, aprì il concerto che fece a Londra e da lì partì tutto. Mi notarono e firmai il contratto con la Universal. Il contesto italiano è più ristretto, una familiarità diversa, con Amy Winehouse non ci siamo neanche visti,  se non al momento del concerto, mentre con i Deep Purple ci ho parlato quindi c’è chi si sente più star rispetto ad altri e questo capita anche tra artisti italiani.

I tuoi dischi sono tutti in inglese tranne l’ultimo che sarà in italiano, in uscita per?
Ottobre.
Avevo letto che sarebbe dovuto uscire in Primavera..
Tutti i miei dischi sono usciti ad Aprile, Giugno, ma questo è  arrivato talmente in tarda Primavera  che in Estate non possono uscire i dischi, quindi abbiamo optato per l’Autunno, tra l’altro un periodo che mi piace. Mi sento autunnale come sonorità. E’ il mio mese, sono nato ad ottobre.  L’album si chiamerà “1969”, i brani sono abbastanza autobiografici, tranne ovviamente il riferimento all’anno in cui vi è stato lo sbarco sulla luna, ma tra le righe parla sempre di cose personali.  Per quanto riguarda l’utilizzo dell’italiano, avevo scritto un brano per Malika Ayane, mi è piaciuto il testo, mi sentivo credibile, avevo fatto altri tentativi, ma niente mi aveva convinto come il brano “Medusa”,  ed in quel momento ho deciso di provare. Scrivere in italiano è stato diverso rispetto all’inglese come approccio, ma non come contenuti, alla fine parlo sempre di me, si può parlare di noi stessi in tanti lingue, ma il risultato non cambia e molta gente nemmeno si accorta del cambio di lingua. Ad esempio ho suonato da poco all’Auditorium di Roma e mi hanno chiesto addirittura se ne avessi fatti, brani in italiano. “Ma ne hai fatto pezzi in italiano?” Ne ho fatti quattro!  Sarà stato un complimento? (ride)

Ti hanno paragonato a Jeff Buckley per l’estensione vocale, per l’uso della  chitarra, per i testi onirici e sensibili. Poi sono seguiti paragoni accostando i nomi di Nick Drake, Elliott Smith, tu cosa ne pensi?
Più che lusingato!  Sono grandi nomi di cui sono follemente innamorato.

Pink Moon? (terzo ed ultimo album del cantautore inglese Nick Drake, uscito nel febbraio del 1972)
Anche…“Pink Moon” è un disco che ho ascoltato in tante diverse occasioni. Il fatto di essere accostato a questi grandi nomi e non essere distrutto mi ha sempre fatto piacere. Bene, sono onorato non so che altro dire.

Parlando di politica… Cosa mi dici? Nel 2010partecipi al “Woodstock 5 Stelle” manifestazione musical-politica promossa da Beppe Grillo… tu da che parte stai?
A quale domanda dovrei rispondere?(Ride)
Questa domanda non me l’ha fatta nessuno (ride ed arrossisce), ho fatto anche delle feste del Pd. Io nasco di sinistra, sono un deluso di sinistra, ora sono un deluso in generale. Non posso dire altro altrimenti mi tocca di litigare con qualcuno! (Ride) Io cerco sempre di non affrontare troppo l’aspetto politico. All’epoca, quando partecipai alla manifestazione il movimento 5 stelle  era talmente piccolo…   vennero 50.000 persone, ma a vedere il concerto! Ricordo in realtà  un editoriale del “Mucchio”, l’allora direttore “Max Stefani” ci criticò dicendo “voi non sapete che state prestando la faccia ad un progetto politico, anche se non sembra, ma lo è”. Io lessi l’articolo pensando ai temi del movimento, come l’acqua,  la cacciata dei politici condannati, come non essere d’accordo con questi temi? Quando è nato il movimento ero contento, adesso noto un nervosismo che mi da un po’ fastidio.  Non lo sto più seguendo, non mi pare che si siano date risposte politiche. Ha criticato, ma non ha proposto. Laddove ha proposto Rodotà presidente, ora lo critica, e lo hanno fatto anche con persone che hanno usato come rappresentanti d’espressione del loro movimento. Prima li sentivo incuriosito, ora mi sento molto distante, e lo dico con molta semplicità.

Parlando dell’uomo comune di oggi, in un’altra intervista di qualche anno fa hai asserito “L’uomo comune oggi si lascia scivolare tutto addosso. Non si stupisce più di niente. Non sogna più.” Lo credi ancora?
L’ho detto io? (Ride)  Si, però sta succedendo qualcosa ultimamente, sono in una fase diversa, ulteriore, sono stanco di essere disilluso, mi è tornata la voglia di illudermi.

Davide si stupisce e The Niro si meraviglia?
Hanno entrambi voglia di…

Nel 2012 per la Viceversa Records è stato pubblicato The Ship, in tiratura limitata in formato LP. Ho letto che avete registrato in tre giorni negli studi di Cesare Basile. Com’è stato registrare?
Cesare Basile forse potrebbe anche venire questa sera, dovrebbe venire per un duetto se riesce a liberarsi da un’altra serata. Abbiamo condiviso il palco dell’Auditorium Parco della Musica di Roma chiudendo la rassegna curata da XL e… qual era la domanda? Mi sono perso! (Ride)Quando ho registrato mi sono fatto il viaggio in macchina, avevo la macchina piena di strumenti, quindi non potevo uscire, mi sono fatto undici ore, avevo le braccia indipendenti dal corpo (ride). Quando sono arrivato, il primo giorno, provato dalla stanchezza, ho registrato tante cose, ma inutilizzabili, quindi ho registrato in un giorno  mezzo,  ed è stato bello, in quanto a casa registro sempre dei provini molto accurati prima di farli in studio e tanti amici mi hanno sempre detto che avrei dovuto provare a fare un disco al volo, una cosa istintiva, e lo pubblichi, perché a volte tante cose riescono meglio rispetto ad altre in cui ci stai magari un anno.  Ho fatto tutto di getto, buona la prima, come viene, viene. Certo, ci sono delle imperfezioni,  è venuto fuori un disco di cui mi sento fiero, mi piace, è istintivo.

Grazie, sei stato gentilissimo.
Grazie a voi, belle domande!

Cristina Chinaski

Cristina Chinaski nasce a Catania dove tuttora risiede. Ama viaggiare, fotografare, leggere, scrivere. Ha una passione viscerale per la musica, suona il pianoforte, colleziona vinili e adora il cinema.

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Cristina Chinaski

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