Abbiamo intervistato Lorenzo Vizzini, cantautore ragusano di ventidue anni, scoprendo insieme a lui cos’è il suo “Viaggio”: non è solo il titolo del suo disco d’esordio, ma porta con sé un significato ampio.
Un bar, il mare attorno e un ragazzo di ventidue anni con cui chiacchierare di un viaggio che è musica, parole e vita insieme. Lorenzo Vizzini è cantautore, autore e compositore di brani per grandi interpreti della musica italiana, una fra tutte è Ornella Vanoni, che ha definito Vizzini il “giovane De Gregori”. Per lei, Lorenzo ha scritto infatti otto dei tredici brani del suo album “Meticci”. Ha recentemente ricevuto, inoltre, il Premio “Genio e Talento 2015” in occasione delle Feste Archimedee.
Un premio meritatissimo per un ragazzo che è già artista e che vive la musica come una passione, come un amore che travolge e rende vivi. Un ragazzo coraggioso, determinato che non ama le logiche del mercato, ma quelle del cuore, attraverso cui vivere tutto con naturalezza e da cui trarre forza.
Il suo primo album “Il Viaggio”, uscito il 16 giugno, contiene dieci brani realizzati insieme a Giordano Colombo e Nicola Oliva. Interamente autoprodotto, è la testimonianza della sua genialità e del suo talento: all’interno troviamo acustica ed elettronica in pieno stile pop, che fanno da cornice a una scrittura limpida e decisa.
Un viaggio tutto da scoprire, che a sua volta permette di conoscere meglio se stessi, dunque un viaggio che diventa metafora della vita, elemento che condivide con il progetto del suo caro amico, Andrea Caschetto (con cui abbiamo avuto il piacere di parlare, all’interno dello stesso contesto): il viaggio è crescita e scoperta, un cammino difficile, ma soddisfacente.
Il tuo primo album “Il Viaggio”, come tu stesso affermi, rappresenta un viaggio interiore. Cosa intendi con questa definizione? Quanto è stato bello o difficile creare un album così introspettivo?
“La difficoltà è quella stessa che dà la vita, perché quando si intraprende un viaggio interiore, si hanno troppe cose da scoprire, e cominciare è già un’elaborazione difficile. Intendo il viaggio interiore principalmente come la scoperta di ciò che abbiamo dentro noi stessi e ciò che abbiamo attorno: quando cominci a scoprire chi sei veramente – e io non l’ho ancora scoperto, ci confida, sorridendo – cambia anche la percezione di ciò che abbiamo attorno, tutto diventa diverso”.
Ho notato una filosofia all’interno del tuo album. Tu stesso affermi che il sogno è come se fosse la tematica generale, che è poi la forza motrice di ogni cosa, e che si snoda, a sua volta, in altre tematiche specifiche. Ce ne vuoi parlare?
“Le tematiche, in realtà, sono infinite. Una di queste è, appunto, il sogno, poi c’è sicuramente il viaggio stesso che è la tematica concettuale. Si potrebbe fare riferimento anche all’incanto che è lo stesso sogno, il quale permette di avere sempre gli occhi ben aperti e sorpresi, proprio come un bambino, ed è quella cosa che io stesso spero di mantenere sempre, soprattutto in ciò che faccio, perché quando ci si trova ancora a sognare , nonostante gli anni, vuol dire che si ha ancora quel fuoco dentro. Poi l’amore che credo sia una delle cose più importanti, inteso come sentimento di passione per tutto ciò che facciamo, e verso cui riversiamo noi stessi. Se viviamo davvero ciò che facciamo, c’è amore. Il problema è che a volte si rischia di vivere passivamente, ma se si mette amore cambia la percezione di ogni cosa. Poi c’è anche il desiderio che è fondamentale ed è legato all’ulteriore concetto di trasformazione: il desiderio permette di trasformarci.”
Il tuo coraggio, la tua determinazione e tenacia emergono da tutto l’album, sin dalla genesi (si pensi al fatto che si tratta di un album autoprodotto). Elementi del tuo carattere che emergono anche dalla scelta di abbandonare gli studi a diciassette anni per andare lì dove avresti potuto seguire il tuo sogno, la musica. Sei felice, adesso, della scelta? Nonostante il tuo carattere indipendente, hai mai pensato che, probabilmente, sarebbe stato meglio accettare compromessi?
“Sono convinto che sia stata la scelta giusta. Credo di non avere proprio il talento del compromesso. Più volte mi è stata rimproverata questa cosa, ma se non sono cambiato adesso, credo non succederà mai”.
I brani del tuo primo album sono stati scritti in luoghi diversi: alcuni a Ragusa, altri a Milano, altri ancora in Sardegna. In che modo, questi tre luoghi diversi tra loro, possono influenzare la scrittura di un cantautore?
“Il posto in cui scrivi influenza assolutamente la scrittura. L’atmosfera nebulosa di Milano ha ispirato la stesura di alcuni brani, e si nota. Ragusa è la mia casa, lì posso sbizzarrirmi meglio di tutti gli altri posti. Invece la Sardegna ha un altro genere di energia, quasi seducente che riporta al contatto con la Terra”.
Una delle tracce del tuo album s’intitola “Grande sogno”. Qual è il tuo grande sogno?
“Scoprire chi sono”.
Nel tuo album è ricorrente l’utilizzo della parola “Cuore”. Come se questa riuscisse a dare una naturalezza che permetta di essere più forti. Quanto spazio c’è, all’interno della discografia italiana, per il cuore? E quanto, eventualmente, è difficile fargli spazio?
“Io credo che nelle grandi cose che vengono fatte ci sia sempre una grande importanza per il cuore. Nella discografia italiana c’è lo spazio per il cuore, il fatto è che è per molte poche persone, perché il cuore non ha regole che inevitabilmente, invece, la discografia potrebbe imporre, per certi versi. Quando sei completamente “a nudo”, arriva la percezione attraverso cui capisci che una cosa è sincera oppure no. Essere sinceri e mettersi completamente a nudo deve essere caratteristica e capacità, principalmente, dell’artista che canta”.
Il singolo “Vita nuova”, che ha anticipato l’uscita del disco, rappresenta il brano cruciale, un ponte tra caduta e rinascita. Cosa ti dà la forza di rinascere?
“Secondo me si rinasce giorno dopo giorno: quando apri gli occhi, rinasci. Nella mia vita ci sono state tanti fasi che mi hanno permesso di rinascere. Si rinasce sempre da un trauma, da una “morte”. La morte, secondo me, è una tra le parole più positive, perché non c’è morte senza rinascita. Non la vedo come una fine, ma come un nuovo inizio. Secondo me bisogna chiudere una parte di noi per dare spazio a una nuova luce.”
Nel tuo album vanti molte collaborazioni importanti, come Steve Lyon, solo per citare qualcuno. Il sostegno di grandi nomi, non ti ha forse dato conferma che, questo, probabilmente è davvero il tuo percorso?
“Più che conferma,questo, dà una spinta in più. La conferma bisogna averla dentro se stessi, altrimenti non si va proprio da nessuna parte. Però sicuramente danno quel supporto in più che ti fa pensare di non essere solo, in questo cammino, quindi aiuta.”
Dici di vivere l’amore al massimo: o ti eleva o ti distrugge. Vivi allo stesso modo la musica?
“Sì, assolutamente, la musica la vivo allo stesso modo, proprio perché è uno dei miei più grandi amori.”
Il viaggiatore del tuo “viaggio” è un esploratore, come lo sei tu. Cosa vuol dire? In che modo viaggi? Pensi la migliore esplorazione sia quella compiuta individualmente o esplorare insieme agli altri porta a un viaggio migliore, completo?
“Principalmente credo bisogna iniziare da se stessi. Io, almeno, cerco sempre di partire da me e di capire cosa ho dentro. Battiato diceva che gli eremiti fanno un lavoro gigante, perché col loro lavoro isolato, aiutano comunque il mondo a elevarsi. Ed è una cosa vera. Ma è importante , successivamente, che si condivida. Se rimane solo per noi stessi non è costruttiva, diventa invece propositiva quando si condivide. “
Un messaggio che vuoi rivolgere a tutti i lettori di Liveunict…
“Ciò che posso suggerire ai giovani che intraprendono un percorso universitario e vedono, spesso, incertezze per il proprio futuro è ciò che ripeto anche a me stesso, perchè vale anche per il mondo della musica: seguire ciò che si ama veramente, non la corrente che viene assegnata da qualche circuito o da una persona cara. E’ importante seguire sempre quello che si ha dentro, perché alla fine emerge sempre la passione.”