Per la Rubrica Eccellenze Made in UniCT questa settimana la bellissima e talentuosissima Francesca Ferro. Attrice con la ‘A’ maiuscola, figlia d’arte, ma con un grande talento tale da portare in alto il suo nome e quello della sua città natale, Catania. Chiunque la veda recitare non può che rimanere incantato e rapito dalla sua interpretazione, capace di trovare il giusto compromesso fra il proprio carattere e quello del personaggio.
Com’é nata la tua passione per la recitazione? Quando hai capito di voler fare questo lavoro? Ha influito il fatto che tuo padre, il grande Turi Ferro, faceva il tuo stesso lavoro?
Far parte di una famiglia attiva nel mondo dello spettacolo, ti segna profondamente sin dai primi anni di vita, infatti iniziai già a 5 anni in tourneé con papà e mamma, a calcare i palcoscenici d’Italia; successivamente la consapevolezza di voler intraprendere questa strada mi ha portato seriamente ad iniziare un percorso di studio nella mia città inizialmente e trasferirmi in seguito a Roma per continuare la carriera da professionista. Come fa a non segnare un genio come mio padre? Ho rubato tanto da lui, da mamma, filtrando tutto con la mia sensibilità di ragazzina prima e di donna poi.
Con quale regista ti piacerebbe tornare a lavorare? E da chi altro invece ti piacerebbe essere diretta?
Mi piacerebbe tornare a lavorare con Armando Pugliese, il mio amico Maurizio Donadoni e sarebbe una forte esperienza di vita essere diretta da un grande come Peter Brook o Peter Stein.
Come fai ad entrare così tanto dentro un personaggio? Qual é il tuo segreto?
I segreti non si svelano, ma diciamo che spesso si cerca di trovare il giusto compromesso fra il proprio carattere e quello del personaggio.
Qual é il lavoro che ti é rimasto più nel cuore?
Uno testo di Israel Horowits, Line, portato in scena 5 anni fa a Catania con la regia di mio fratello Guglielmo, divertente, irriverente, e particolarmente stimolante l’interpretazione dell’unico ruolo femminile.
Hai avuto un modello di riferimento per i tuoi studi di recitazione?
I modelli sono stati tantissimi, ma una persona in particolare mi ha donato molto, preparandomi ad affrontare con tenacia il mondo dello spettacolo, è stata mamma Ida.
Pensi che l’arte del teatro sia adeguatamente valorizzata in Sicilia ed in Italia?
Diciamo che si dovrebbero valorizzare le realtà che non stanno sotto i riflettori, le realtà che fanno continua ricerca, sperimentazione, con le proprie forze, senza ricorrere a quei pochi fondi stanziati per lo spettacolo, col mio lavoro d’insegnante, conosco tanti giovani di talento che stentano a trovar spazi per esibirsi per mettersi realmente in gioco, e trovo tutto ciò un grande spreco di energie intellettuali.
Hai altre passioni oltre la recitazione?
La cucina è la mia più grande passione, modestia a parte, sono un’ottima cuoca, e mi perdo dietro i fornelli, certe volte anche cucinando per ore senza accorgermene.
Quanto hanno influito i tuoi natali e la città di Catania nel tuo modo di recitare?
Catania ha avuto una tradizione teatrale fulgidissima, sono orgogliosa dei miei natali che sono un vanto per me, è un valore aggiunto portare sulla scena la passione, il calore e l’energia siciliana, caratteristiche uniche per un’attrice.
Cosa ti sente di dire ai giovani attori che vogliono intraprendere questa carriera artistica?
Oggi contano le motivazioni, per intraprendere questa strada tortuosa ricca di sacrifici, se mancano le motivazioni, qualsiasi fuoco sacro che apparentemente si creda bruci a lungo, rischia di spegnersi al primo ostacolo. Iniziare una carriera nel campo dello spettacolo, non deve avere per forza il presupposto di sfociare nel successo, anzi spesso si rimane con l’insoddisfazione di doverlo raggiungere a tutti i costi, rimanendo degli artisti mediocri, ai giovani posso consigliare di seguire i loro sogni, ovviamente, ma solo se realmente personali, e non innestati da terzi.