Si è rivelata quasi come un colpo di scena la decisione del Tar del Lazio di sospendere i test d’ammissione universitari, bocciando di riflesso il numero chiuso che era stato stabilito dal Senato Accademico, nel mese di maggio, presso la Statale di Milano nel settore umanistico.
Un lungo tira e molla tra chi aveva votato a favore del numero chiuso e chi invece, ancora oggi, ha lottato per ottenere il libero accesso ai corsi di laurea umanistici nel capoluogo milanese. Un colpo di scena che, seppur trattandosi al momento di un singolo settore, quello umanistico, e di uno specifico ateneo, la Statale di Milano, apre uno scenario altamente impensabile fino a qualche mese fa, con la clamorosa ordinanza del Tar e la possibilità di vedere in futuro la maggior parte dei corsi di laurea in Italia prive del numero chiuso.
In particolare, “Ritenuto (…) che il ricorso evidenzi sufficienti profili di fondatezza il Tar (…) sospende l’efficacia dei provvedimenti impugnati“, annullando di fatto i test che si sarebbero dovuti svolgere la prossima settimana alla Statale, relativamente ai corsi di laurea in Lettere, Beni Culturali, Filosofia, Geografia e Storia. Il rischio calcolato, era quello di far rimanere oltre mille studenti privi del diritto allo studio che, numeri alla mano, non avrebbero potuto accedere ai corsi di laurea sopracitati. Erano infatti oltre 5mila le richieste d’iscrizione, a fronte dei 3.250 posti messi a disposizione dal rettore Vago (pro numero chiuso) e dal suo Ateneo.
A questo punto della storia, tutti gli studenti potranno iscriversi, seppur con riserva, ai corsi di laurea desiderati nell’ambito umanistico; ma lo stesso Magnifico ha però annunciato un rapido ricorso al Consiglio di Stato che, qualora gli desse ragione, farebbe tornare l’incubo dei test alle aspiranti matricole in procinto di iscrizione: “Se il responso dovesse arrivare in tempi brevi e con i corsi che non dovrebbero cominciare prima di un mese a questa parte, il nostro ateneo si riorganizzerà per far effettuare i test“.