Il Governo polacco ha annunciato una riforma scolastica che, una volta varata, sconvolgerebbe il sistema educativo. La novità principale, da cui discendono a cascata altri provvedimenti, è l’abolizione della scuola media. La riforma sarebbe legata a dei fini ideologici.
Agitazioni e proteste stanno segnando la Polonia, dove genitori ed insegnanti sono determinati a frenare la riforma scolastica presentata dal Governo che andrebbe a eliminare i tre anni di scuola media, andandoli ad inglobare alle elementari.
La scuola dell’obbligo polacca, come quella italiana, era formata da 5 anni di scuola elementare, a cui seguivano 3 di medie e poi il liceo o le scuole tecniche. Una riforma voluta dal governo nazional-conservatore della premier Berata Szydlo andrebbe a trasformare radicalmente questo sistema, eliminando i tre anni di medie e accorpandoli ai 5 delle elementari. Le conseguenze preoccupanti sono almeno di due ordini di motivi: uno sul piano occupazionale, l’altro su quello ideologico.
Per quanto riguarda i posti di lavoro, se questa riforma troverà applicazione, si prospettano migliaia di licenziamenti tra gli insegnanti, i quali a loro sfavore, hanno anche le restrizioni imposte dalle leggi polacche che, di fatto, gli impediscono di protestare per motivi politici o contro contenuti culturali della didattica imposti dal ministero dell’Istruzione. E qui ci colleghiamo al secondo aspetto preoccupante di questa riforma, quello legato al piano ideologico.
Infatti, il progetto per la riforma scolastica della ministra della Pubblica istruzione Anna Zalewska, non si presenta per nulla chiaro sulla parte riguardante i cambiamenti dei programmi didattici, i quali appaiono comunque profondamente modificati. Tra le modifiche: riduzione delle ore di Storia e aumento di quelle di sport ed educazione fisica e la possibilità che i contenuti dei libri di testo di storia vengano rimaneggiati e corretti, per favorire la diffusione di una pericolosa prospettiva politicizzata della conoscenza.
Su questo punto appare preoccupatissimo Ryszard Petru, il leader del maggior partito di opposizione che ha preso a carico l’allarme dei genitori e degli insegnanti, i quali hanno dato vita ad un ricco movimento online di dissenso attraverso forum e blog, unici mezzi questi, in cui i docenti si sentono un po’ più liberi di esprimere le loro preoccupazioni circa il pericolo di politicizzazione verso cui incombono i giovani polacchi.
Non sono mancati comunque gli scioperi di piazza, a cui secondo l’Unione Nazionale degli Insegnanti, ente che ha organizzato lo sciopero dello scorso venerdì, hanno partecipato il 37% delle scuole polacche. La percentuale rivela il timore dei docenti di incorrere in provvedimenti legali. Questo nonostante la protesta sia stata presentata solo come uno sciopero per richiedere maggiori garanzie occupazionali e quindi senza citare le preoccupazioni sullo strapotere ideologico che sembra stia cercando di imporre il governo polacco, timori, che se manifestati condurrebbero gli insegnanti davanti un tribunale.